DINO la Leggenda assoluta: Auguri!
Primo italiano chiamato nell’NBA 4 anni dopo aver lasciato l’Atletica Leggera: primo azzurro inserito nella Hall of Fame di Springfield! Secondo miglior realizzatore in azzurro e in campionato, ha conquistato molto, tutto, tutti compreso il Generale Moshe Dayan
DINO la Leggenda
Basta dire il nome. Non c’è bisogno di dire altro. Nel novembre del 2019 la formazione della UniCusano Basket era in Croazia, sulla punta dell’Istria, a Pola, precisamente. In un ristorante parlando con una amica, dico di aver l’onore di essere amico non nei social, ma nel rispetto assoluto, di Dino. Eppure eravamo a pranzo nella terra di un altro, con quel nome di battesimo, tale Radja.
Questo per dire della enorme popolarità di Dino Meneghin da Alano di Piave, dove è nato il 18 gennaio del 1950.
Per questa data tutto il mondo del Basket canta in coro…DINO la Leggenda assoluta: Auguri!
Simbolo della nostra Pallacanestro, ci arriva per una fortuita e aurea opportunità, lui che è un ragazzo molto alto, di 16 anni, e lancia il Disco su una pista di Atletica Leggera.
Non smetterà più, di giocare, fino a 44 anni completati, con in mezzo 29 campionati italiani di Serie A. Dei quali ne vince 12! Cifre da capogiro.
Lo porta a Varese Nico Messina, leggenda degli allenatori di Pallacanestro. In quel momento il Professor Messina è il responsabile delle squadre giovanili della Ignis Varese, che avrebbe dato con la prima squadra, il via a una rivalità epica, con le Scarpette Rosse della Pallacanestro Olimpia Milano, abbinata, al tempo, al marchio Simmenthal.
Come dice Valerio Bianchini: “Era il periodo del boom economico. Le aziende di una certa lungimiranza ci avevano visto lungo, sulla grande popolarità del gioco del Basket. E allora Varese e Bologna (con la Synudyne) avevano preso marchi di elettrodomestici, tipo televisori o frigoriferi. Milano con la carne in scatola e altri marchi in altre città”.
Proprio così.
DINO alto 2 metri e 4 centimetri, venne plasmato dagli istruttori e dai tecnici di Varese. Diventa un giovanottone e un uomo di casa, a Masnago, per 15 anni. Un lunghissimo rapporto, con l’estate anzi, le estati, dedicati alla Nazionale. Che in Europa otterrà con lui due bronzi e un oro, storico, a Nantes, nel 1983.
A Varese diventa un Centro, un Pivot. Inamovibile, per la grinta in difesa, per i rimbalzi, da una parte e dall’altra del campo. Conquista 7 volte il titolo tricolore, 4 volte la Coppa Italia. Ma soprattutto, vive la crescita della Ignis in chiave e ottica internazionali. Arrivano 5 Coppe dei Campioni su 10 finali consecutive disputate, tra il 1970 e il 1979. Di questi successi europei 2 diventano Coppe del Mondo per Club (Intercontintentali). E ancora 2 Coppe delle Coppe.
Fino al 1980, anno chiave, con le Olimpiadi di Mosca che portano a un argento pietra miliare per portare l’Italia all’attenzione di tutto il mondo. E per creare i presupposti per il trionfo di 3 anni dopo, in terra francese, contro una delle versione più belle della Spagna, superata 105-96.
Nell’estate del 1981 il “grande tradimento”, lo definirà qualche commentatore di parte avversa poco attento. Era finito un ciclo, quello dei Bob Morse, degli Yelverton, dei Manuel Raga. Lui va a Milano, che dista poco, da Varese.
DINO quella grandissima intuizione: un CAPOLAVORO
E Dan Peterson, con il general manager, Tony Cappellari, compiono uno dei più grandi capolavori mai sviluppati, nella Pallacanestro.
Lui inizia con un infortunio. Ma di recente, il 19 novembre 2019, all’atto del ritiro della mitica maglia numero 11, Dino sa esprimere un grande concetto, verso il suo Coach nella vita con i club: si chiama riconoscenza. Per aver creduto in un “vecchietto” di 31 anni dato da qualche disattento analista della palla a spicchi per “quasi bollito”.
DINO avrebbe dimostrato che non fosse così. Milano con Meneghin avrebbe vinto 5 scudetti dal 1982, anno in cui il Billy si piazza all’ultimo posto della griglia-playoff, fino al 1989. L’Olimpia pizzica 2 Coppe Italia subito dopo la Coppa Radivoje Korac del 1985, nella finale di Ostenda (Belgio) contro Varese, vinta 91-78, contro l’attuale allenatore della Nazionale, Romeo “Meo” Sacchetti.
DINO e l’EUROPA: che rapporto meraviglioso, fatto di battaglie
Ma la cosa più bella, intensa, ricercata, voluta, Dino la costruisce con D’Antoni, Franco Boselli, un giovane Ken Barlow, l’immenso talento di Bob Mc Adoo, l’umiltà e la difesa di Vittorio Gallinari, il giovanissimo Riccardo Pittis e altri grandi gregari. Riportare la Coppa dei Campioni a Milano dopo 21 anni, la notte di Losanna, il 2 aprile 1987, contro il Maccabì Tel Aviv (71-69). Poi Peterson lascia l’Olimpia in mano a Franco Casalini, che nell’autunno dello stesso anno porta la Tracer Philips a vincere la Coppa Intercontinentale, la terza, per Dino!
E nel 1988 il bis della finale con la formazione israeliana, a Gand, per un’altra CoppaCampioni, per lui la settima sinfonia d’Europa.
Dino ha vinto tanto anche dopo delusioni cocenti come quella finale fratricida con Cantù nel 1982, a Grenoble, dove gli amici della squadra azzurra in Nazionale vinsero di 1 punto con polemiche legate a un mancato fallo fischiato su Gallinari, papà di Danilo, attuale stella italiana nella NBA. Che Meneghin rifiutò per evitare un salto nel buio una prima volta nel 1970, gli Atlanta Hawks, e una seconda, con i New York Knicks interessati ai suoi servigi, alla sua determinazione, ai suoi rimbalzi.
Ha concluso la carriera nel 1993 dopo tre anni con il presidente Stefanel, a Trieste. Avendo l’onore di giocare contro il figlio, Andrea, classe 1974, futuro Campione d’Europa, come lui, nel 1999. Quando Dino è team manager dell’Italia, altra grande gioia.
Dino in Serie A ha collezionato 836 presenze mettendo a segno 8580 punti.
In azzurro ha giocato 4 volte ai Giochi Olimpici vestendo la casacca nazionale per 272 volte, 5 in meno del recordman e suo amico, Pierluigi Marzorati, capitano storico, di Cantù. Con l’Italia il Totem del Basket ha messo a segno 2845 punti, secondo dietro Antonello Riva (3775), che è anche il più prolifico realizzatore nel campionato di Serie A.
DINO la Leggenda assoluta
Nel 2003 è stato il primo italiano a entrare nella NBA’s Hall of Fame di Springfield, dove la lettera di presentazione è stata scritta a 4 mani: quelle, preziose, di Dan Peterson e Bob Mc Adoo.
6 anni dopo diventa Presidente della F.I.P. la Federazione Italiana Pallacanestro. E naturalmente è inserito, per quanto fatto, nel Tempio delle Celebrità anche in Italia.
Già Vice Presidente della FIBA (l’organismo europeo delle federazioni cestistiche) dal settembre del 2008 è membro della Giunta Nazionale del CONI.
Senza dimenticare che dal 1991 la rivista Giganti del Basket lo ha indicato quale miglior giocatore di tutti i tempi.
Nel 2015 l’inserimento nella Walk of Fame dello sport italiano al Foro Italico, riservata a quegli atleti italiani capaci di distinguersi in campo internazionale. Tanto che è stato l’atleta preferito del Generale d’Israele Moshe Dayan, per lo spirito guerriero messo sotto ogni canestro, tanto in fase di difesa quanto in zona d’attacco.
Ecco solo alcuni dei motivi, che lo rendono l’icona assoluta, nel mondo, per il nostro Basket.
Buon compleanno, DINO. Eterno giovanotto come quel SANDRO GAMBA, di recente accompagnato in un Forum d’Assago stracolmo di amore fraterno e gratitudine, nei confronti dei due più grandi alfieri, di MILANO, nella Pallacanestro. Tanto che l’allenatore vincitore dell’Europeo 1983 e CESARE RUBINI, sono gli unici 3 italiani presenti a Springfield, nel Partenone degli inarrivabili.
Lo possiamo ribadire. DINO la Leggenda assoluta. Auguri! All’uomo, umile, leale, affidabile, attaccato ai princìpi dell’amicizia e del saper dire “Grazie!” a chi ha creduto nella persona prima che nell’enorme atleta.
Dicono di lui SACCHETTI e RECALCATI
Due parole di Meo Sacchetti su DINO il 19 novembre 2019 a Milano prima di Olimpia-Maccabì
https://www.facebook.com/massimiliano.cannalire/videos/2541158312619079
https://www.facebook.com/massimiliano.cannalire/videos/2540759469325630
Auguri, Dino, Giovanotto di 70 primavere, grato per tutta la vita, a Peterson