E’ uscita in Italia l’autobiografia di Scottie Pippen, alcuni estratti del libro fanno parlare, così come un’intervista del n°33 dei Bulls con il “New York Times” del rapporto con Michael Jordan.

La ferita è ancora aperta, e Scottie Pippen non fa niente per nasconderlo: l’ex stella dei Chicago Bulls non si è ancora lasciato alle spalle lo screzio con Michael Jordan accusato di averlo messo in cattiva luce nel corso delle riprese di “The Last Dance”, il documentario che ha raccontato la storia della squadra invincibile degli anni’90, quella capace di vincere 6 titoli NBA in 8 anni.
“Penso che The Last Dance sia un documentario su Michael Jordan, che mette in cattiva luce i suoi compagni – racconta via Zoom a Gazzetta dello Sport -. Io ora voglio raccontare la mia storia, la mia carriera. A modo mio”. Ora infatti Scottie Pippen racconta la sua di verità, con una autobiografia – “Unguarded” – in uscita oggi in Italia.

Unguarded, Pippen si confessa su Jordan

“Non penso che avrei vinto così tanto. Sarei comunque stato un campione però, perché è parte del mio dna, di come interpreto il gioco. Ovviamente ho passato gli anni migliori della mia carriera a giocare con lui e lui ha speso i suoi anni migliori con me, ed è una delle ragioni per il successo che abbiamo avuto. Non credo potrò mai dire cosa sarei stato senza Jordan, e sono felice di non dover rispondere a quella domanda. Perché? Il successo che ho avuto con lui è molto più grande del successo di chiunque altro. Non voglio tornare all’era di Bill Russell, anche se allora l’Nba non era così competitiva, ma nell’era moderna non c’è stata una coppia migliore, come non c’è stata una squadra migliore”.