Omicron sintomi intestinali. I dati scientifici evidenziano che la variante Omicron attacca le vie aeree superiori più che i polmoni, ma anche gli altri sintomi sono differenti rispetto a quelli causati dalle precedenti mutazioni del virus.
Omicron sintomi intestinali
Tra i sintomi caratterizzanti della variante Omicron ci sono anche disturbi intestinali e in particolare la dissenteria. E’ quanto evidenzia uno studio dei Cdc, i Centers for Disease Control and Prevention americani. La John Hopkins Medicine ha rilevato che circa due pazienti affetti da Coronavirus su dieci soffrono di problemi come la dissenteria. Mentre Nbc Chicago ha osservato che le persone con un sistema immunitario compromesso hanno maggiori probabilità di manifestare disturbi gastrointestinali.
Altri sintomi
Secondo i dati attualmente a disposizione è possibile affermare che i sintomi più comuni dell’infezione da variante Omicron siano:
- naso che cola e starnuti;
- mal di testa;
- astenia e dolori muscolari (in primis, lombalgia);
- tosse e febbre.
Fino ad ora i sintomi accreditati per le varianti che si sono avvicendate sono i classici febbre, mal di testa, astenia, tosse persistente e perdita del gusto o dell’olfatto. Omicron presenta invece una nuova risma di effetti, registrati dai medici sudafricani che per primi hanno isolato il virus e individuati in dolori lombari e gola irritata. Si registrano anche sudorazioni notturne. Anche il Telegraph riporta uno studio che parla di questi sintomi in riferimento all’ultima variante: dolori lombari e gola che prude.
Omicron meno aggressiva
La variante Omicron sembra dare sintomi più lievi e di breve durata rispetto a Delta, indipendentemente dai vaccini. Un primo indizio arriva da Uno studio condotto dalla Case Western Reserve University School of Medicine di Cleveland (Usa). Seconda questa ricerca nei bambini al di sotto di 5 anni, unica fascia di età per cui non è ancora disponibile il vaccino, Omicron causa meno frequentemente forme aggressive della malattia. Secondo i dati dei ricercatori la nuova variante causa circa un terzo di ricoveri e accessi in terapia intensiva rispetto a Delta.