Ema: vaccino dopo 4 mesi può creare problemi alla risposta immunitaria. “Non possiamo continuare con booster ogni 3-4 mesi” ha affermato il capo della strategia vaccinale dell’Agenzia Europea del Farmaco, Marco Cavaleri. “Non abbiamo ancora dati sulla quarta dose per poterci esprimere, ma ci preoccupa una strategia che prevede di andare avanti con le vaccinazioni a distanza di poco tempo“, ha spiegato.

Ema vaccino dopo 4 mesi, il parere di Sileri

Sul tema Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus. “La scienza ci indicherà cosa fare -ha affermato Sileri-. E’ chiaro che se fai un richiamo quando hai ancora l’immunità del richiamo precedente, il nuovo richiamo non serve. Si è visto che dopo 5-6 mesi l’immunità va scemando e per questo la scienza ci ha detto che serviva un richiamo. Bisogna però anche valutare quanto circola il virus, che tipo di variante è predominante. Se dovremo fare il vaccino ogni anno prima della stagione invernale come accade per l’influenza, la scienza ci darà la tempistica. Se c’è un calo di anticorpi significativo, vuol dire che il richiamo si deve fare. Dunque bisogna valutare tempistica, quanto circola il virus e quale dose fare, ad esempio è possibile che in futuro la dose di richiamo possa essere inferiore rispetto a quella che abbiamo fatto fino ad oggi. Sono tutte indicazioni che ci darà la scienza. Se poi dovesse diventare un semplice raffreddore, e non parlo della Omicron, non servirà più neanche fare il richiamo”.

Passaggio da pandemia a endemia

Sileri si è espresso anche in merito all’idea di Regno Unito e Spagna di declassare il covid da pandemia a endemia. “E’ un’opzione che non potrà non essere valutata -ha affermato Sileri-. Forse ce lo consentirà questa variante Omicron, che è verosimilmente meno aggressiva della Delta, ma in una popolazione vaccinata. Questo potrebbe significare convivere con un virus meno cattivo, che determinerà un certo numero di ricoveri e di decessi annui, ma più contenuto rispetto a quelli che abbiamo visto fino ad oggi quindi con un impatto molto più facilmente gestibile e prevenibile”.

Bollettino quotidiano dei contagi

Fa discutere la proposta dell’infettivologo Matteo Bassetti di eliminare il report quotidiano dei contagi. Secondo Sileri “più dati hai più è facile spiegare le misure che prendi. Il punto è quello che comunichi alla popolazione: oggi devo comunicare i  positivi o i ricoveri? Quei positivi prevalentemente hanno un piccolo raffreddore, alcuni sono andati in ospedale. Dire quanti sono i ricoveri e specificare se sono omicron o delta, se sono vaccinati o non vaccinati, se hanno altre patologie o no, questo aiuta la popolazione a capire meglio la situazione e a capire che il vaccino serve ed è efficace. Se invece i dati vengono buttati lì così, senza spiegare che la maggior parte dei positivi non ha sintomi, offri anche il fianco ai complottisti stile Napalm51 di Crozza che vanno sui social o in tv a dire la cazzata di turno che crea scompiglio in quei milioni di italiani che ancora non si sono avvicinati alla vaccinazione per vari motivi. Dare i dati in forma più fruibile, più semplice e spiegarli meglio sicuramente avvicina alla vaccinazione. Ad esempio dei positivi andrebbe dato il trend settimanale, quindi ciò che dice Bassetti è corretto. Quotidianamente bisogna dare il numero dei ricoveri, spiegandolo”.

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