Criticato, contestato, un esempio da non seguire. Eppure il Regno Unito sembra fare strada a sé stante. Poche le chiusure decretate dall’esecutivo di Boris Johnson, ma che sembrano dare i suoi frutti. La strategia della convivenza con il virus difesa a spron battuto da Londra oggi dimostra che vivere con il covid è possibile.

Covid nel Regno Unito superato il picco

Eppure oltremanica sono stati raggiunti e superati i 150.000 decessi causati dal coronavirus per il dilagare della variante omicron. Ciononostante sono giorni in cui il numero dei casi è in continua discesa. Quasi il 20% in meno rispetto a una settimana fa. E il ministro dell’Istruzione di Sua Maestà Nadhim Zahawi ha mostrato una punta di orgoglio in una conferenza stampa: “Spero che saremo il primo Paese dei più industrializzati a mostrare al mondo come si passa da pandemia a endemia”. Vivere con il virus. Certo, i contagi sono oltre quota 140mila ogni giorno, ma pur sempre meno dei 200mila segnati nel picco raggiunto lo scorso 4 gennaio.

Convivere con il Covid: il Regno Unito e la strada delle “raccomandazioni”

Anche perché, va ricordato, per sua natura l’obiettivo del virus è diffondersi e non uccidere il suo ospite. Per questo la convivenza fra umani e coronavirus potrebbe essere uno scenario più che plausibile. E questo scenario ha spinto soprattutto il Regno Unito, ma anche la Spagna negli ultimi giorni, a scegliere una precisa via di azione per mitigare gli effetti del SARS-Cov-2. Così, Boris Johnson ha già annunciato una revisione delle attuali restrizioni per il prossimo 26 gennaio. E c’è chi ventila addirittura la possibilità di eliminare qualsiasi provvedimento a partire da marzo 2022. Poco meno di tre mesi. Dallo scorso 19 luglio, giorno in cui sono cadute tutte le restrizioni nel Regno Unito e già ribattezzato Freedom Day, Johnson ha fatto solo una parziale marcia indietro per quanto riguarda le mascherine, tornate obbligatorie nei luoghi al chiuso. Il resto è stato solo raccomandazioni.

A Londra è però allarme per i più anziani

C’è però un campanello d’allarme, che proviene dalle fasce di popolazione più anziane, che sono tornate loro malgrado a sentire tutto il peso della pan-en-demia. Secondo i dati pubblicati anche da La Repubblica infatti i casi di coronavirus a Londra negli ultimi giorni sono cresciuti esclusivamente nelle fasce 60-79 anni e over 80 anni, quelle più a rischio: si è passati da 20-30 casi circa ogni 100mila persone di inizio dicembre a 200 (fascia 60-79 anni) e 150 circa (fascia over 80 anni) di oggi.