Proseguono le interviste di approfondimento al Prof. Claudio Loffreda-Mancinelli, specializzato in Anestesia presso la University of Pittsburgh e Fellow in Anestesia Ostetrica presso il Magee Women Hospital di Pittsburgh, struttura dove si effettuano circa 10.000 parti/anno. Il Professor Loffreda-Mancinelli e’ stato membro della Commissione Nazionale di Qualita’ (QMDA) della Societa’ Americana di Anestesia (ASA) e membro del Consiglio Direttivo e della Commissione del Programma Scientifico per l’American College of Medical Quality (ACMQ). Nelle precedenti interviste, nel corso del programma Genetica Oggi a cura di Andrea Lupoli, si è discusso di problematiche inerenti alla prevenzione degli incidenti in ambito sanitario, ma anche delle relazioni, spesso problematiche, fra paziente e medico. Al centro di questo nuovo approfondimento si torna a parlare di “parto senza dolore”, una metodica ampiamente certificata ed approvata a livello scientifico, ma ancora poco diffusa in Italia, come raccontato nella precedente intervista.
Partorire senza dolore, la seconda parte dell’intervista al Prof. Claudio Loffreda Mancinelli
La settimana scorsa avevamo terminato la nostra trasmissione iniziando a parlare di come e quanto il parto indolore sia utilizzato in Italia. Qual’e’ la situazione reale, Professore?
Abbiamo gia’ detto che in Italia questa pratica è poco utilizzata. In effetti solo il 20% delle italiane sembrerebbe usufruire di essa, in contrasto al 70% della Francia, 67% USA, 65% Gran Bretagna e al 60% della Spagna.
Inoltre in Italia mentre al nord si hanno dati spesso soddisfacenti, in linea con le percentuali nazionali, questo non e’ altrettanto vero per il centro e ancor meno per il sud, dove le percentuali a stento arrivano al 10%.
A rendere ancor più confuso il quadro generale, è il fatto che tale servizio venga offerto a mo’ di macchia di leopardo. Vi sono città, provincie e addirittura regioni dove il servizio viene garantito saltuariamente o precluso, non esiste, mentre in altre zone ci sono centri di eccellenza. Ad esempio, nel Lazio si raggiungono percentuali di circa il 35% ma piu’ dell’80% dei parti indolore viene effettuata a Roma.
Ma ci sono regolamentazioni, indicazioni specifiche, che chiariscano se, come e dove una paziente puo’ avere l’opzione del parto indolore?
Il controllo del dolore nel parto è un argomento che negli anni ha ricevuto particolare attenzione sia a livello medico che a livello politico. Il Comitato Nazionale di Bioetica ha definito l’analgesia epidurale il “mezzo che la medicina offre per compiere una libera scelta e per realizzare un maggior grado di consapevolezza e di partecipazione all’evento parto”, e che “il diritto della partoriente di scegliere un’anestesia efficace dovrebbe essere incluso tra quelli garantiti a titolo gratuito nei livelli essenziali di assistenza”. In effetti gia’ dal 2008, con il DPCM del 23 aprile, all’Art. 37 Paragrafo 3, l’epidurale per il controllo del dolore nel travaglio e nel parto naturale, e’ stata inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), come prestazione sanitaria gratuita per tutte le donne che ne avessero fatta richiesta. Ricordo, a questo punto, che i LEA rappresentano standards qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi dell’assistenza ospedaliera. A questa normativa sono inoltre state affiancate anche leggi provinciali. A rendere ancor piu’ chiaro il quadro, c’e’ stato l’intervento dell’ Organizzazione Mondiale di Sanita’ (OMS) che nel 2018 ha approvato un documento secondo il quale ogni partoriente dovrebbe poterne usufruire.
Quindi il problema e’ risolto, non dovrebbero esserci impedimenti. Ma queste normative hanno avuto un effetto positivo nella pratica?
Non necessariamente. Analizziamo le cause: Il Ministero della salute ha specificato che l’epidurale per il parto indolore si puo’ offrire in particolare nei centri che effettuano almeno 1000 parti l’anno. In Italia i centri sotto i 500 parti l’anno, sono quasi uno su quattro. Inoltre sono tanti i punti nascita di piccola e media dimensione a pochi chilometri l’uno dall’altro. L’ indicazione dei 1000 parti/anno avrebbe anche lo scopo di centralizzare i parti nelle strutture più sicure, e porterebbe le donne a scegliere gli ospedali che offrono la parto-analgesia 24 ore su 24. L’obiettivo sarebbe di avere almeno un centro con epidurale h24 in ogni provincia.
Quindi sarebbe logico attendersi di avere la possibilita’ di poter usufruire del parto indolore in ogni ospedale in cui si hanno almeno 1000 parti l’anno?
Solo in teoria. La mancanza di personale e’ una delle cause maggiori. Per l’Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani (Aaroi – Emac), vi e’ attualmente una carenza di almeno 3.000 anestesisti e rianimatori e se si vuole garantire in tutti gli ospedali l’analgesia del parto questa cifra va raddoppiata, altrimenti questa procedura resterà un diritto fantasma in molti ospedali. La mancanza di fondi non incide solo sull’abilita’ di assunzione di personale qualificato. Manca ad esempio anche un DRG specifico (Diagnosis-Related Group: metodo di classificazione e riconoscimento di diagnosi e procedure mediche, tramite cui vengono richiesti i pagamenti). In altre parole manca un sistema di riconoscimento e rimborso specifico per la procedura, non esiste infatti, per questo tipo di assistenza, alcun incentivo di natura economica e questo e’ anche causa principale dell’assenza di una statistica attendibile e di un sistema di rimborso omogeneo.
Ma si puo’ fare qualcosa per migliorare questa situazione?
Alcune Regioni, per ovviare a questa situazione, grazie a leggi ad hoc, hanno deciso di assumersi gli oneri di spesa per garantire l’analgesia per il travaglio ed il parto 24 ore su 24. Ma non e’ possibile, una volta definita una procedura come standard, attendersi che questo servizio sia garantito solo dalla buona volontà delle strutture nelle sue varie componenti, o da amministratori locali grazie a quelle leggi ad hoc di cui abbiamo parlato. Il diritto alla qualità del trattamento sanitario, il diritto della paziente di poter scegliere un’anestesia efficace non dovrebbero essere dipendenti da realtà geografiche, economiche o politiche.
Professore ci da’ un quadro non molto rassicurante della situazione in generale. Come uscirne?
Il decreto legge riferito al parto indolore e’ senza dubbio un primo passo importante. Bisogna pero’ prendere in considerazione e risolvere tutti i problemi associati che abbiamo elencato, altrimenti il decreto rimarra’ un qualcosa di inattuabile. L’Italia non e’ il solo paese in Europa ad avere un Sistema Pubblico di Sanita’. Bisognerebbe chiedersi come altre nazioni, con sistemi simili, raggiungono risultati notevolmente migliori.
Vorrei comunque consigliare alle pazienti di parlare anzitempo sia con l’ostetrico che con l’anestesista per conoscere le opzioni offerte dalla struttura prescelta per il parto, così da programmare in tempo tecniche e metodiche. E concludo con un passo tratto dalla Genesi: “Alla donna disse: “Io moltiplicherò grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanza; con dolore partorirai figli” (Genesi 3,14-19). Cerchiamo di evitare di perpetrare questo concetto! Oggi non e’ piu’ una condizione ineluttabile.
(A cura del Prof. Loffreda Mancinelli)
ASCOLTA QUI L’INTERVISTA COMPLETA AL PROF. CLAUDIO LOFFREDA MANCINELLI