Arriva domani, 4 Gennaio, la prima pillola contro il Covid 19. Un nuovo strumento per affrontare il virus che da due anni flagella l’umanità. Sarà distribuita alle Regioni dalla struttura commissariale presieduta dal Gen. Figliuolo, il molnupiravir (questo il nome del farmaco) approderà appunto domani. L’AIFA aveva già espresso parere positivo all’uso della pillola contro il Covid sottolinenado l’impiego: “per il trattamento di pazienti non ospedalizzati per Covid 19 con malattia lieve-moderata di recente insorgenza e con condizioni cliniche concomitanti che rappresentino specifici fattori di rischio per lo sviluppo di una forma grave”.
Pillola Covid, cos’è e quando si usa
I farmaci in realtà sono due (quelli autorizzati da AIFA) il Molnupiravir (in pillola appunto) e il Remdesivir (per endovena). Una doppia arma a disposizione dei medici. La terapia con il Molnupiravir (pillola), secondo l’ente regolatorio Ue, dovrà cominciare “il prima possibile” dopo la diagnosi, ed “entro 5 giorni dall’inizio dei sintomi”. Il farmaco, che è disponibile in capsule, dovrà essere assunto “2 volte al giorno per 5 giorni”. Il suo utilizzo “non è raccomandato in gravidanza”. E l’allattamento al seno “deve essere interrotto durante il trattamento e per 4 giorni dopo il trattamento”. La pillola antivirale, somministrata alla dose di 800 milligrammi 2 volte al giorno, ha dimezzato il rischio di ospedalizzazione e morte quando il trattamento è iniziato entro 5 giorni dai primi sintomi. Per il Remdesivir – sempre secondo l’Aifa – il farmaco è impiegabile nel trattamento dei soggetti non in ossigenoterapia ad alto rischio di Covid-19 grave e il farmaco può essere utilizzato fino a 7 giorni dall’insorgenza dei sintomi. La durata del trattamento, che consiste però in questo caso in una somministrazione endovenosa, è di 3 giorni. Anche per questa nuova indicazione è previsto l’utilizzo di un Registro di monitoraggio, accessibile dal 30 dicembre sul sito dell’Agenzia.
I dubbi
Alcune perplessità erano state espresse per il precedente farmaco orale sviluppato invece da Pfitzer (Paxlovid) che secondo Peter Anderson, docente di Scienze farmaceutiche all’Università del Colorado, “alcune interazioni del Plaxovid con altri farmaci che si stanno assumendo non sono banali e dovremo stare molto attenti”. Le interazioni dell’antivirale americano, con alcuni farmaci, sono state evidenziate anche dalla stessa Fda che infatti, come riportato dalla ‘Nbc’, non l’ha raccomandato per le persone con gravi malattie renali o epatiche.
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