Dalle stelle mondiali del pallone al carcere, la parabola di Calisto Tanzi si conclude oggi con la morte dell’imprenditore parmigiano a 83 anni. Patron del Parma e fondatore della Parmalat, Tanzi è salito alla ribalta delle cronache nel 2003 a causa del crack finanziario del gruppo da lui creato.
Calisto Tanzi: chi era
Nato il 17 novembre del 1938 a Collecchio, Calisto Tanzi interruppe gli studi a 21 anni per aiutare il padre nella gestione della società di famiglia, un piccolo caseificio di provincia, che lo stesso trasformò allora in Dietalat. Poco dopo il cambio di nome in Parmalat e una grande espansione nel settore dei prodotti caseari: l’idea rivoluzionaria che permise un vero e proprio boom dell’azienda fu la produzione del latte a lunga conservazione. Ma non solo: l’azienda dei Tanzi si espanse anche al di fuori del nostro Paese e controllò l’emittente Odeon TV e il Parma Calcio.
Il Parma dei sogni
Nel 1990 il neopromosso Parma viene acquistato dalla Parmalat di Calisto Tanzi: alla prima partecipazione, la squadra gialloblu si piazza al 6° posto e accede alla Coppa Uefa della stagione successiva. Il primo trofeo dell’era Tanzi arriva quasi subito: è la Coppa Italia vinta contro la Juventus il 14 maggio 1992. L’anno dopo il Parma sbanca l’Europa, vincendo la Coppa delle Coppe contro l’Anversa nella finale disputata a Wembley. Anno nuovo, altri successi: stavolta il Parma si accaparra la Supercoppa europea, battendo il Milan per 2-0, e la Coppa Uefa della stagione 1994-1995 stavolta a discapito della Juventus. 1998-1999 altra grande impresa gialloblu: con in panchina Alberto Malesani, il Parma schianta a Mosca l’Olympique Marsiglia per 3-0. Nel corso della proprietà Tanzi in gialloblù si affermarono tantissimi campioni internazionali: da Gianluigi Buffon a Lilian Thuram, da Enrico Chiesa a Fabio Cannavaro, da Juan Sebastian Veron a Hernan Crespo. E poi Alberto Gilardino, Adrian Mutu, Adriano… Un Parma così non si era mai visto. Sotto la gestione Parmalat, i ducali hanno conquistato otto trofei: 3 Coppe Italia, una Supercoppa Italiana, una Coppa delle Coppe, due Coppe Uefa e una Supercoppa Europea.
2003: il fallimento della Parmalat
Eppure non era tutto oro. La Parmalat nel 2003 dichiarò fallimento lasciando un buco quantificabile in circa 14 miliardi di euro. Secondo gli investigatori, le sofferenze del gruppo iniziarono ben prima della bancarotta, negli anni ’90. L’azienda riuscì ad andare avanti grazie a dei bilanci camuffati e a un turbinio di relazioni politiche e di riciclaggio internazionale che permise alla Parmalat di rimanere a galla e di apparire come una società in salute. Come spiegato anche dal Corriere della Sera, la multinazionale del latte collassò dopo che la leggenda dei 4 miliardi di liquidità si frantumò contro una realtà nascosta per anni: la Bonlat di Cayman era vuota, una discarica di falsi. Parmalat era già in default fin dai primi anni 90 e nel frattempo, per «salvarsi», con Calisto Tanzi e Fausto Tonna alla guida aveva prodotto falsi in bilancio su scala industriale, accumulando 14,5 miliardi di debiti e crollando distruggendo il risparmio di decine di migliaia di investitori. Nel 2014 Tanzi è stato definitivamente condannato a 17 anni di reclusione.