MatrixRitroviamo Thomas Anderson, quello che una volta era l’eletto, sviluppatore di fortunati videogiochi basati sui suoi flebili ricordi come Neo. Tra la monotonia del lavoro, le crisi d’identità che lo perseguitano curate a colpi di pillole blu dal suo terapeuta (Neil Patrick Harris), tutti i giorni nella solita caffetteria incontra Tiffany, donna sposata con tre figli e una passione per le motociclette. Che sia in realtà proprio la Trinity del suo gioco? 

Matrix Resurrections (o più semplicemente Matrix 4) riparte da qui, dall’eterna storia d’amore tra il mitico Neo di Keanu Reeves e la bella e tostissima eroina di Carrie-Anne Moss. A quasi 20 anni dal precedente capitolo Lana Wachowski, questa volta in solitaria, ci catapulta in un modale (programma creato per imparare da se stesso) dove conosciamo Bugs, hacker intenta ad osservare da vicino e rivivere le sequenze che aprivano il primo Matrix. È una spettatrice maldestra perché finisce per farsi scoprire dagli agenti, ma in fuga farà una scoperta che vale il viaggio: una delle sentinelle è in realtà la reincarnazione di Morpheus (che non è più Laurence Fishburne purtroppo). E allora si riparte, primo passo recapitare al signor Anderson una pillola rossa.

Perché tornare? Perché è Matrix

“Dopo tutti questi anni, perché tornare in Matrix?” ci si domanda provocatoriamente nel film, straordinariamente ricco di autoironia e riferimenti metacinematografici alla saga, alla casa di produzione Warner Bros. (più volte canzonata per la sua smania di voler portare a casa l’ennesima operazione nostalgia), e al pubblico stesso grazie a una quarta parete sempre più sottile. Ma è una domanda che non troverà risposta, e forse è anche giusto così. Perché tornare? Perché è Matrix. E perché c’è Keanu Reeves. 

Al di là dell’entusiasmo fideistico che tutti noi condividiamo nei confronti del folgorante primo Matrix, che ci impedisce qualsiasi giudizio oggettivo, di note dolenti da evidenziare purtroppo ce ne sono eccome. La forte autoreferenzialità, l’Amarcord piacevole si, ma che una volta esaurito al nuovo lascia ben poco spazio – se non il ribaltamento dei ruoli, adesso è Neo che deve risvegliare Trinity – le sequenze d’azione stranamente sembrano spesso confusionarie, il recasting ad eccezione della new entry Neil Patrick Harris (per altro poco sfruttato) non può competere. 

Al netto delle critiche, Matrix Resurrections va preso per ciò che è. Un film romantico, una dichiarazione d’amore verso il glorioso passato del franchise. E perché no, forse di questi tempi anche una buona cura per l’anima: “Niente conforta l’ansia come un po’ di nostalgia” dice il Morpheus 2.0. Di certo per la saga le prospettive non sono proprio delle più rosee, la strategia della diffusione simultanea cinema e streaming non ha tardato a dare i suoi pessimi frutti: finora le sale ripagano a malapena 1/3 del budget mentre il film è il più piratato del momento, con conseguenti delusioni anche sul fronte HBO Max.