Infermieri in sottonumero e l’appello della Fnopi. La Commissione Ue, nel profilo dedicato alla Sanità italiana per l’anno 2021 inserito nel rapporto sullo “State of Health in the EU” appena pubblicato, lancia l’allarme: l’Italia impiega meno infermieri rispetto a quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale e il loro numero è inferiore del 25% alla media UE. Vista la diminuzione del numero di infermieri laureati dal 2014, le carenze di personale in questo settore sono destinate ad aggravarsi in futuro.
Infermieri (Fnopi): la legge di Bilancio non interviene sul sottonumero
Si sottolinea un dato purtroppo ben noto da prima dell’arrivo della pandemia, ma che, a quanto pare ha lasciato indifferente la politica che non è intervenuta nella legge di Bilancio 2022 in alcun modo per tentare di risolvere la situazione.
“Gli unici due emendamenti che abbiamo sostenuto alla legge di Bilancio 2022 – ha spiegato la Federazione nazionale degli ordini degli infermieri – e che fino in fondo sono stati portati avanti da senatori della maggioranza e dell’opposizione per poi sparire però nel nulla, riguardavano l’assegnazione-ponte dell’indennità di specificità interimistica e la possibilità di aumentare il numero di docenti-infermieri nelle università.
La novità: l’infermiere di famiglia
Infermieri dimenticati, quindi, nonostante sempre il Report della Commissione Ue sottolinei che “nel maggio 2020 l’Italia ha introdotto il profilo dell’infermiere di famiglia e di comunità”, ossia una nuova tipologia di infermiere dotato di competenze avanzate, che contribuisse a potenziare il ruolo dell’assistenza domiciliare e a sostenere l’attività delle USCA.
Il governo ha stanziato 480 milioni di euro per assumere circa 9.600 infermieri nel corso del 2021. Numeri che però, secondo il dato emerso nelle prime bozze della revisione dell’assistenza sul territorio (il cosiddetto ‘DM 71’) e nei calcoli dell’Agenzia nazionale dei servizi sanitari (Agenas), ancora non bastano: ce ne vorrebbero almeno uno ogni 2-3.000 abitanti, cioè circa 20-30mila in più.
La Fnopi lancia un appello
“Carenza evidente, carenza annunciata, carenza a cui alcuni emendamenti (praticamente privi di costi) presentati alla legge di Bilancio avrebbero iniziato a dare soluzioni ma con un nulla di fatto quindi e nessuna considerazione nemmeno delle più banali – continua la Federazione- e nessun tipo di apertura a una categoria di professionisti di cui a quanto pare i servizi sanitari non possono fare a meno, ma che in questo modo davvero non hanno alcun incentivo per mantenere il livello di impegno avuto finora nonostante le decine di morti e gli oltre 128mila contagiati da inizio pandemia, se non quello della propria responsabilità e della propria volontà di vicinanza con i cittadini che non lasceremo mai soli.”
Non c’é c’è alcun accenno a una soluzione che non ricorra al precariato per il periodo precedente a quando gli infermieri necessari a colmare la carenza potranno essere formati, nonostante le proposte da tempo avanzate dalla Federazione. Tutto ha un limite però. “E tutto questo segna un brutto episodio – conclude la Fnopi- per la professione infermieristica, un brutto segnale che non è passato e non passerà inosservato davvero nemmeno a chi finora ha contato per la sua salute sugli infermieri”.
Conto e ricaduta dei non vaccinati
All’appello della Federazione va inoltre aggiunta anche l’emergenza che riguarda tutti quegli infermieri colpevoli di non aver aderito alla campagna vaccinale. E’ quanto emerso dai dati riguardanti l’inadempienza dell’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari comunicati agli ordini professionali. Su 2500 medici sono infatti 323 quelli ancora non in regola, cifra che sale a 611 se rapportata a un campione di 3300 operatori sanitari.
“Devo dire quando ho visto i numeri mi sono spaventato – afferma Marco Senni, presidente dell’Ordine degli Infermieri di Forlì -Cesena – perché se tutti non volessero vaccinarsi sarebbe un bel problema per il sistema sanitario locale. Su 3300 iscritti 611 non hanno completato il ciclo vaccinale completo. Noi, però, sappiamo per certo che i non vaccinati e quindi sospesi (col primo decreto legge 44) sono un’ottantina.”
I restanti infermieri non hanno ancora deciso se sottoporsi o meno alla dose booster, pur avendo le prime due inoculazioni. E’ sempre più una questione di tempo.
L’invito da parte di Senni è di leggere la posta certificata, perché arriverà loro una comunicazione alla quale devono rispondere entro 5 giorni pena la sospensione dal lavoro. E poi l’invito è di andarsi a vaccinare al più presto.
“Per questa categoria non sono previste né file né prenotazioni, basta che si presentino e vengono vaccinati. – chiude Senni – Se, invece, hanno degli specifici esoneri, o hanno già fatto il vaccino ma c’è stato un problema di trasmissione, o hanno fatto già la prenotazione, devono subito comunicarlo all’Ordine entro 5 giorni onde evitare la sospensione senza stipendio”.