I sintomi della variante Omicron, come riconoscerli e quanto durano. La variante del Coronavirus, che ha fatto la sua comparsa a novembre in Sudafrica, si sta diffondendo velocemente in tutto il mondo. Proprio la velocità di diffusione di Omicron fa sì che questa variante possa affermarsi nei prossimi mesi come dominante.

I sintomi della variante Omicron

Stando agli studi che arrivano dal Sudafrica e dalla Gran Bretagna, dove Omicron corre inesorabilmente, sembra che l’infezione non causi una malattia più grave rispetto alle altre varianti Covid. Anzi, emerge che è vero che si trasmetta più facilmente ma che dia sintomi lievi, simili a quelli di un raffreddore o dell’influenza stagionale. Colpirebbe infatti prevalentemente le alte vie respiratorie (bronchi e gola), lasciando indenni i polmoni.

Variante Omicron in Italia

I dati dicono che la variante Omicron del Covid stia crescendo a vista d’occhio in Italia. Le ultime stime sono state comunicate dal sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri che ha dichiarato: “Il 50-60% dei positivi potrebbero essere stati infettati da questo ceppo che ha un tempo di raddoppio di circa 2 giorni. Il 3 gennaio è stata programmata una nuova sorveglianza flash dell’Istituto Superiore di Sanità”.

Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma

Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, è intervenuto nella trasmissione “L’imprenditore e gli altri” condotta dal fondatore dell’Università capitolina Niccolò Cusano, Stefano Bandecchi, su Cusano Italia Tv (ch. 264 dtt), e ha fatto chiarezza su alcuni aspetti che riguardano la variante Omicron, a cominciare dalla sua pericolosità e trasmissibilità: “Mi sembra che si stia consolidando l’idea che Omicron sia un pochino meno virulenta rispetto alla Delta, considerando quante persone vanno in ospedale rispetto al numero dei casi – ha affermato Andreoni – Certo, se aumentano tanto i casi aumenteranno comunque anche i ricoveri. Preoccupa molto la trasmissibilità di questa variante che è già dominante in Italia considerando che dovrebbe aver superato il 50%. Sotto un aspetto puramente epidemiologico il fatto che il virus possa aver perso virulenza ci fa piacere, perché noi stiamo aspettando che il virus si adatti sempre di più all’uomo diventando meno aggressivo. Va detto che per diventare un semplice raffreddore probabilmente ci metterà non meno di 10 anni“.

Il prof. Andreoni: “La terza dose del vaccino anti Covid funziona benissimo”

“Israele è già partito con la quarta dose del vaccino anti Covid ma in maniera sperimentale, non perché vi sia effettivamente un’esigenza di quarta dose. Loro cercano di anticipare per capire quanto effettivamente si è protetti –  ha spiegato il primario di  infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma – Lo stesso vale per chi come la Francia sta anticipando la terza dose dopo 3 mesi, non ci sono dati scientifici a supporto di questo. E’ uscito un lavoro che fa vedere come la vaccinazione con Pfizer dia un’ottima memoria a livello cellulare, solo che questa memoria è più difficile da misurare rispetto alla risposta anticorpale. Attualmente non vediamo malati gravi tra pazienti che hanno fatto la terza dose se non in casi eccezionali, quindi la terza dose funziona benissimo”.

Sulla riduzione della quarantena per i vaccinati con tre dosi

Il Comitato tecnico scientifico è convocato per domani per pronunciarsi sull’eventuale accorciamento dei tempi di quarantena per i vaccinati con dose booster che vengono a contatto con persone risultate positive. A premere per una revisione delle regole, al fine di evitare la paralisi del Paese, erano state le Regioni. La quarantena per i vaccinati con terza dose, ora di 7 giorni, potrebbe essere ridotta tra i 3 e i 5 giorni. “Sotto l’aspetto medico-epidemiologico sarebbe un errore, aumentiamo il rischio che persone contagiate possano diffondere ulteriormente il virus – ha spiegato il prof. Massimo Andreoni – La variante iniziale del Coronavirus aveva un tempo di latenza che poteva arrivare anche a due settimane, man mano questo periodo di incubazione è diventato più rapido, ma può arrivare anche a 7 giorni. Ridurre la quarantena a meno di 7 giorni è rischioso soprattutto con una variante così contagiosa come questa“.