Rumenigge ancora sa fare gol
Primo centravanti moderno della Germania, voce sempre ascoltata del Bayern, ancora sa fare gol
“Se avessi i debiti di Agnelli, non dormirei”. A distanza di tanti anni segna un altro gol, imprendibile, nella porta della Vecchia Signora
Rumenigge ancora sa fare gol. E’ stato il primo centravanti moderno della Germania, voce sempre ascoltata del Bayern,
Ha appena dichiarato: “Se avessi i debiti di Agnelli, non dormirei, la notte”. Una stilettata, diretta, secca, non parabile. Imprendibile, per dirla tutta. Come si fa a dare torto a uno che ha definito giusto, quanto accaduto in fatto di sanzioni, a un suo ex compagno di squadra e Nazionale? (Hoeness, condannato per evasione fiscale, a casa sua, ha scontato il carcere, n.d.r.).
L’attacco lo ha sferrato in misura forte. Complicato, da replicare. Una vera e propria stoccata degna della migliore scuola di Scherma. “Qui al Bayern siamo stati capaci di vincere. E per venti anni di chiudere i bilanci sempre in attivo. Non dormirei la notte, avessi i debiti che ha Agenlli alla Juventus”. Tanto per essere chiari. Ed evidenzia: “Siamo stati bravi a portare avanti la nostra politica. Il che ci ha permesso anche di vincere tanto”.
Il suo strepitoso rapporto con l’Italia – E’ venuto in Italia che era già popolarissimo e temuto dalle difese di tutta Europa. Karl Heinz Rummenigge per gli amici Kalle.
Nasce in una zona non casualmente celebre, per il Fussdball, la Westfalia, Germania Occidentale. Inizia proprio nella sua città, come capita a tutti i bambini del mondo: Lippstadt, nella locale compagine del Borussia. Ci gioca dai 7 ai 19 anni, facendo tutta la trafila nel settore giovanile locale.
Nel gennaio del 1974 passa al Bayern Monaco, club-leggenda assoluta della Bundesliga e del calcio mondiale. Era l’anno in cui la Germania Ovest ospitava i Campionati del Mondo, vinti, nell’ultimo atto, per 2-1, in rimonta, contro la più bella e spettacolare versione dell’Olanda, con doppietta di Gerd Muller, dopo il calcio di rigore in apertura, trasformato da quell’altro grande atleta che è stato Neeskens.
Nella Serie A tedesca avrebbe giocato 299 partite con 154 reti messe a segno ovvero un gol ogni due partite. Impressionante.
Vince un titolo di Germania nel 1980 e una Coppa nazionale ma soprattutto in precedenza, 1976, ha vinto una Coppa dei Campioni, due volte di fila tra l’80 e l’81 la classifica dei migliori realizzatori rispettivamente con 26 e 29 gol.
Per quelle due stagioni France Football gli assegna il Pallone d’Oro. A proposito di questo riconoscimento, la doppietta peraltro consecutiva, nel caso di Rummenigge, era riuscito soltanto a Di Stefano, mito del Real Madrid, Johann Crujff (che ne vinse 3!), al connazionale Franz Beckenbauer, Campione del Mondo nel 1974, e a quel cristallino talento che è Kevin Keegan.
Nel Bayern Monaco ha formato un trio d’attacco clamoroso, irripetibile, probabilmente, nella terra bavarese con Gerd Muller e il suo attuale vice-presidente del Bayern, Uli Hoeness. Roba da collocare in neretto, nei libri di storia. Soprattutto perché a sganciarsi dalle retrovie in loro favore, partendo da difensore, c’era il menzionato libero planetario, un certo Franz Beckenbauer.
Negli anni 80 la nostra Serie A, che conta due giocatori di altra nazione per squadra, si accorge di lui e fa di tutto per portarlo a Milano, sponda neroazzurra. Compone, con Liam Brady, irlandese, la coppia di stranieri dell’Intern.
Rummenigge è stato un attaccante dal valore cristallino non solo confinato agli ultimi 16 o 20 metri. E’ stato capace di partecipare alla manovra come punto di riferimento per i centrocampisti nella fase di costruzione del gioco e nel far salire la squadra. Anche se nasce con lo spirito libero dell’ala sinistra, è un numero 11 in realtà ritenuto una seconda punta pura, non un centravanti classico. Veloce, capace e tanto, nel dribbling, con un tiro in corsa che ha sempre rappresentato una grande insidia, per portieri e difensori avversari. Il tutto accompagnato da una potenza fisica e atletica davvero imponente, poderosa.
Con la Germania ha disputato due campionati del mondo, in Argentina, nel 1978, ma come l’Italia, dovrà fare strada all’Olanda, sconfitta in finale dai padroni di casa; e nel 1982, diventando vice-campione del Mondo proprio dietro alla Nazionale di Enzo Bearzot. Nella Coppa Europa per Nazioni vince a Roma nel 1980, 2-1 al Belgio, rappresentando le vicende d’attacco teutoniche con Horst Hrubesch e Klaus Allofs. Nulla da fare, 4 anni dopo, quando la Germania verrà eliminata prima di giocarsi qualcosa di importante.
Diventerà un apprezzato dirigente del calcio tedesco sempre capace di dire la sua. ne sa qualcosa Ancellotti, per quanto vissuto del Bayern di Monaco.
Sì. Rumenigge ancora sa fare gol. E ne ha dato l’ennesima dimostrazione. Metteteci una pezza. Forse non riuscirebbe nemmeno Gigi Buffon, questa volta.