Il presepe è l’unico luogo dove è ancora possibile creare assembramenti. Nessuno però è esonerato dal green pass, in primis i Re Magi che vengono da terre lontane. Questo il trend del 2021 degli artigiani napoletani che da sempre realizzano i presepi con uno sguardo ironico sulla realtà del momento. Ma quali sono gli elementi fondamentali che non devono mancare nella ricostruzione della Natività?
Da Greccio al salotto di casa, ad ognuno il suo presepe
Secondo Don Dino Pirri, sacerdote, volto televisivo nonché influencer da 10,4 k, il presepe è prima di tutto il luogo della pace. “Il presepe ha una grande accezione politica – spiega il sacerdote in un’intervista su Radio Cusano Campus – Il primo fu realizzato da San Francesco, che non era un sempliciotto. Quando il Santo di Assisi ha pensato il presepe, i cristiani nel mondo si organizzavano per fare la guerra in Terra Santa: bisognava riconquistare i territori, dove andare in pellegrinaggio. Con il presepe vivente di Greccio, nel 1223, Francesco mostra alla cristianità che è possibile realizzare la meta del nostro pellegrinaggio qui, rendendo il viaggio spirituale. E soprattutto è possibile adorare Gesù nei luoghi della nascita, senza andare in guerra”.
Per portare la Terra Santa nelle case italiane si realizzano vere e proprie opere artistiche, che a volte hanno poco a che vedere con il contesto storico e geografico della Natività, ma tanto con la tradizione familiare. E così accanto a Maria e Giuseppe, vicino alla culletta di paglia (rigorosamente vuota fino alla mezzanotte del 24 dicembre) intorno al bue con l’asinello, compaiono pizzaioli intenti a spalare pizze dai forni a legna, osti ottocenteschi con la parannanza macchiata di vino, zampillanti fontanelle rinascimentali, ruderi di chiese barocche ricoperte di neve, che come tutti sanno cade copiosa in Palestina. La creatività è d’obbligo, nessuna regola impone un modello preciso, purché venga rispettata l’essenza del presepe.
“Per me dovrebbe essere molto animato – racconta don Dino – con tanti personaggi, neanche troppo ordinati, che rappresentano la storia. Quando è nato Gesù c’erano persone che si sono accorte di ciò che stava accadendo ed altre che invece erano distratte. Quindi una parte delle statuine dovrebbe guardare nella direzione della natività e una e un’altra dalla parte opposta. C’erano persone sveglie e persone addormentate, persone che uscivano dalla città per andare a vedere e persone che invece si chiudevano. Nel presepe è bello vedere questo contrasto: adorazione, attenzione ma anche distrazione rifiuto e chiusura. Questa è di fatto la storia dell’umanità e della nostra vita.”
I pastori, amati da Dio perché disprezzati dagli uomini
“Nel presepe non possono ovviamente mancare i pastori che oggi abbiamo rivestito con un’aurea romantica ma che ai tempi di Gesù erano considerati gli ultimi. Non potevano entrare in città perché respinti da tutti, erano ladri e disonesti. E per questo devono essere presenti nel presepe. E lasciamo anche che siano posizionati disordinatamente perché questo rappresenti il disordine della storia e della nostra vita, in cui Dio non rifiuta mai di entrare. Quando Dio decide di stare con noi non è perché siamo perfetti ma perché non si scandalizza del disordine che c’è nel nostro cuore.”
Per il suo personalissimo presepe don Dino Pirri ha realizzato una piccola grotta con le statuine ben incollate sulla base, per tenerle al sicuro dalla curiosità della sua gattina. “Quando ero bambino – ricorda il sacerdote – ad una certa ora della sera mettevo a dormire i pastori e le pecorelle, ma non mi permettevo di avvicinarmi alla Natività, che rimaneva sempre al proprio posto. I vari pastori e personaggi invece, durante il giorno si spostavano e quando veniva sera si sdraiavamo tutti a riposare. La mattina successiva poi tornavano tutti in piedi.” L’invito per tutti i genitori è quindi di non aver paura a far giocare i bambini con il presepe, perché dove c’è disordine c’è vita e dove c’è vita c’è amore.