Proseguono le interviste di approfondimento al Prof. Claudio Loffreda-Mancinelli, specializzato in Anestesia presso la University of Pittsburgh e Fellow in Anestesia Ostetrica presso il Magee Women Hospital di Pittsburgh, struttura dove si effettuano circa 10.000 parti/anno. Il Professor Loffreda-Mancinelli e’ stato membro della Commissione Nazionale di Qualita’ (QMDA) della Societa’ Americana di Anestesia (ASA) e membro del Consiglio Direttivo e della Commissione del Programma Scientifico per l’American College of Medical Quality (ACMQ). Nelle precedenti interviste, nel corso del programma Genetica Oggi a cura di Andrea Lupoli, si è discusso di problematiche inerenti alla prevenzione degli incidenti in ambito sanitario, ma anche delle relazioni, spesso problematiche, fra paziente e medico. Al centro di questo nuovo approfondimento troviamo il “parto indolore”, una metodica ampiamente certificata ed approvata a livello scientifico, ma ancora poco diffusa in Italia.

Parto indolore, l’intervista al Prof. Loffreda Mancinelli

E’ così poco diffuso in Italia Prof. Loffreda-Mancinelli?

Il dolore nel travaglio di parto è fisiologico, ma non per questo la percezione di esso risulterà meno intensa o tollerabile del dolore scatenato da altre cause. Il livello di sopportazione del dolore varia su base individuale, ma il dolore durante il parto e’ tra i più intensi che si possano sperimentare.
L’analgesia epidurale e’ considerata il metodo più efficace di contenimento del dolore del parto e si avvale dell’uso di farmaci anestetici e oppiacei, che vengono iniettati, tramite un piccolo catetere, nello spazio epidurale, nella parte lombare della colonna vertebrale. Vi sono anche metodi alternativi, tra cui ricordiamo: il protossido d’azoto, il parto in acqua, tecniche di rilassamento e respirazione, vocalizzazione, supporto 1 a 1 dell’ostetrica, posizioni alternative, massaggi, musicoterapia, agopuntura, riflessologia. Tutte tecniche che danno qualche beneficio, ma certamente non paragonabile a quelli ottenibili con epidurale.

Quindi con l’epidurale eliminiamo tutte le sensazioni dalla vita in giu’?

A questo punto bisogna essere precisi ed evitare confusione. L’epidurale per il travaglio e il parto non è un’anestesia ma un’analgesia. Il fine non e’ l’ eliminazione totale del dolore ma una sua riduzione. La donna avverte le contrazioni, ma in modo attutito. Si vuole inoltre preservare la tonicità dei muscoli di addome e gambe e quindi la capacita’ da parte della paziente di spingere, fattore importante nella fase espulsiva.

Come si puo’ richiedere una peridurale durante il travaglio? Bisogna farlo prima di arrivare in ospedale?

Se si vuole considerare l’opzione dell’analgesia epidurale, è opportuno prima parlarne con il proprio ginecologo durante la gravidanza e poi richiedere un consulto con un anestesista almeno qualche settimana prima della data di nascita prevista. In questo modo il medico sarà in grado di valutare la paziente, richiedere eventuali esami clinici, spiegare in modo esauriente le opzioni e tecniche offerte per il controllo del dolore ed ottenere il consenso informato. La paziente, d’altro canto, avrà la possibilita’ di chiedere chiarimenti su benefici e possibili complicazioni delle diverse metodiche che le verranno offerte. Opzioni legate sia a situazioni particolari della paziente, che all’adeguatezza della struttura prescelta.

Ma vi sono complicazioni frequenti causate dalla analgesia epidurale? E mi riferisco sia alla madre che al bambino

Bisogna sfatare alcuni miti e dicerie. Una delle vecchie remore che portava la paziente a rifiutare l’epidurale o l’anestesia spinale, era dovuta al convincimento o paura che queste potessero causare paralisi. Sia l’epidurale che la spinale sono tecniche estremamente sicure quando fatte da mani esperte, con pazienti senza patologie particolari e con le giuste indicazioni, quali il travaglio di parto.
L’epidurale inoltre non allunga i tempi del parto, anzi alcuni studi concludono che un certo rilassamento dei muscoli perineali associato ad una percezione minore del dolore, potrebbe favorire il processo.

Ma puo’ l’epidurale causare un aumento d’incidenza dei parti cesarei?

Certamente non c’e’ un incremento di incidenza di parto cesareo, o parto strumentale con ventosa o forcipe. Tutto questo soprattutto negli ultimi 10-15 anni, in cui le tecniche di epidurale si sono avvalse di quantita’ e concentrazioni di farmaci tali da non compromettere la tonalita’ dei muscoli. E qui sottolineiamo, di nuovo, la caratteristica analgesica e non anestetica della tecnica.
Uno dei piu’ frequenti problemi associati ad epidurale, e’ la cefalea. Si tratta generalmente di un mal di testa, anche severo, che tipicamente appare dopo 24 ore e in posizione ortostatica, quindi quando la paziente e’ in piedi o seduta. L’incidenza e’ generalmente dell’1%, massimo 2%. L’anestesista sarà comunque in grado di fornire le necessarie terapie per superare il problema. Ricordo infine che non vi e’ nessuna correlazione tra epidurale e capacita’ di allattamento.

In Italia l’epidurale e’ utilizzata come in altri paesi?

In Italia questa pratica è poco utilizzata: secondo stime parziali, mancando dati ufficiali completi su tutto il territorio nazionale, solo il 20% delle italiane usufruisce di essa, in contrasto al 70% della Francia, 67% USA, 65% Gran Bretagna e al 60% della Spagna. In pratica l’Italia e’ un paese spaccato in tre, con dati spesso soddisfacenti, in linea con le percentuali nazionali al nord, non altrettanto al centro e, con valori meno della meta’ al sud, dove le percentuali a stento arrivano al 10%. Il Lazio ha una percentuale di circa il 35% ma piu’ dell’80% dei parti indolore viene effettuata a Roma. A rendere ancor più confuso il quadro generale, è il fatto che tale servizio venga offerto a mo’ di macchia di leopardo. Vi sono città, provincie e addirittura regioni dove il servizio non esiste, mentre in altre esistono centri di eccellenza.

I nostri lettori possono farle domande?

Come sempre sarò lieto di rispondere alle vostre domande inviate all’indirizzo di posta elettronica: [email protected]

(A cura del Prof. Loffreda Mancinelli)

ASCOLTA QUI L’INTERVISTA COMPLETA AL PROF. CLAUDIO LOFFREDA MANCINELLI