Carola Rackete non ha infranto nessuna legge entrando il 26 giugno 2019 in acque italiane con la Sea Watch 3 con a bordo 42 naufraghi soccorsi in mare. Lo ha stabilito gip del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, che ha archiviato l’indagine per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a carico della 33enne comandante tedesca.

La Rackete, ad aprile, era stata già definitivamente prosciolta dall’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e violenza a nave da guerra. Queste accuse le erano state mosse dopo il presunto speronamento di una motovedetta della Guardia di Finanza avvenuta nel porto di Lampedusa il 29 giugno 2019 dopo che, tre giorni prima, era entrata senza permesso in acque italiane.

Carola Rackete, “Abbattuto il Decreto Sicurezza bis”

Nelle motivazioni si legge che la Rackete “ha agito nell’adempimento del dovere di salvataggio previsto dal diritto nazionale e internazionale del mare”. L’ONG Sea Watch esulta sui propri social: “Cade anche l’ultima accusa. Abbattuto il muro del Decreto Sicurezza bis“.

“Carola Rackete ha fatto il suo dovere. Cade anche l’ultima accusa a suo carico: accolta la richiesta di archiviazione nei suoi confronti – ha commentato il deputato di Leu Ersamo Palazzotto – Non ha commesso alcun reato entrando in porto a Lampedusa con i naufraghi soccorsi. La giustizia italiana fa a pezzi i Decreti sicurezza voluti da Matteo Salvini e chiude, una volta per tutte, una triste e disumana stagione di muri, intolleranza e ingiustizia. È una bella giornata per i diritti di tutte e tutti nel nostro paese”.

Anche Matteo Orfini (Pd) ha commentato la notizia: “Ero su quella nave quando entrò in porto. Per anni Salvini, Meloni, tutte le destre (e purtroppo non solo quelle) ci hanno accusato di essere speronatori, delinquenti, traditori della patria. Invece avevamo semplicemente scelto di stare dalla parte giusta. E tutti loro oggi dovrebbero semplicemente scusarsi”.