Quando si sente parlare di taglio delle accise si pensa immediatamente alla benzina e mai alla birra. Tutti sanno, purtroppo, che i prezzi stellari al litro di benzina e diesel, oltre che a causa dell’aumento del costo dell’energia, dipendono soprattutto dai costi fissi. Quelle accise che nel corso di decenni tutti i Governi hanno inserito senza mai togliere o modificare. Sono ben 17, a cui va aggiunta l’Iva al 22%. In pochi però sanno (o sapevano) dell’esistenza anche delle accise sulla birra.
Accise birra, quanto si paga?
Chi produce la “bionda”, infatti, doveva pagare un’accisa di 2,99 euro per ettolitro e per grado-Plato, quest’ultimo un modo per esprimere la misura della densità di una soluzione. Ad esempio, le birre chiare hanno in media 12° Plato.
Nel corso degli anni c’era stata una diminuzione di questa accisa, soprattutto per andare incontro ai microbirrifici. Ora il Governo ha deciso di intervenire in maniera più consistente con un emendamento inserito in Legge di Bilancio.
Taglio accise, cosa succede?
La norma – spiega Coldiretti – prevede che per i piccoli birrifici artigianali con una produzione sino a 10mila ettolitri lo sconto sulle accise salga sino al 50 per cento; per chi produce sino a 30mila ettolitri sarà pari al 30 per cento mentre, per le imprese sino a 60mila ettolitri lo sconto arriva al 20 per cento. Si prevede inoltre – continua Coldiretti – una graduale riduzione d’accisa, sino a scendere a 2,90 euro per ettolitro e per grado Plato nel 2023.
“L’emendamento approvato – sottolinea ancora Coldiretti – rappresenta un tassello fondamentale per lo sviluppo e il consolidamento di una filiera della birra 100% Made in Italy. Con un consumo di circa 31,5 litri pro capite e una produzione nazionale di 15,9 milioni di ettolitri il settore della birra in Italia, è composto da grandi, medi e piccoli operatori dal campo alla tavola, dalle materie prime (malto, orzo, luppolo) al settore alberghiero e della ristorazione fino alla distribuzione”.