Milano Cortina 2026: dovevano essere sostenibili, almeno così erano stati presentati, invece i XXV Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali si stanno trasformando nell’ennesima edizione che rischia di venire ricordata per la devastazione ambientale, l’invasione del cemento e lo spreco di risorse. Questa l’opinione, confermata da documenti, ricerche e rapporti, non solo di associazioni ambientaliste e abitanti del luogo ma anche del CIO, il Comitato Olimpico Internazionale.
Milano Cortina 2026: non nel mio nome. La protesta di esperti, abitanti e associazioni
Riassume attentamente la vicenda Luigi Casanova di Mountainwilderness Italia : «Mentre Cortina ritiene la pista di bob e skeleton una struttura necessaria per lo svolgimento delle Olimpiadi invernali del 2026 i vertici del Comitato olimpico internazionale pensano l’opposto. I costi di costruzione sono elevatissimi, occupa spazi di territorio fragili, per la sua futura gestione i costi saranno insostenibili. Nel nostro Paese la federazione di questo sport è “forte” di 6 atleti maschi, 2 donne, 7 praticanti e qualche anziano, nostalgico dirigente». A fine ottobre oltre 50 associazioni e centinaia di abitanti sono scese in piazza, a Cortina, per protestare contro la realizzazione del nuovo impianto.
Il nodo della pista di bob e skeleton
«La regione Piemonte si era offerta di ospitare le gare di bob e anche quelle di slittino recuperando le strutture utilizzate per le Olimpiadi del 2006, opere che hanno vissuto breve gloria: in quattro anni sono state ospitate 15 gare. Poi sono state abbandonate, il comune di Cesana e la Regione Piemonte non riuscivano più a coprire le ingenti spese di gestione, superiori al milione di euro annuali. Già a quei tempi si era partiti da un preventivo di spesa di 60 milioni di euro, alla fine il costo è lievitato a 110 milioni. Oggi i lavori di ripristino dell’area e demolizione costerebbero altri 15 milioni. Cortina, la nobile e decaduta Perla delle Dolomiti, ha rifiutato sdegnosamente l’offerta e propone la costruzione di una nuova pista sul posto della tecnicamente superata Eugenio Monti, chiusa definitivamente nel 2008» sottolinea ancora Casanova.
Olimpiade Milano-Cortina 2026: da edizione sostenibile ai giochi del cemento
Un’alternativa agli impianti di Torino ci sarebbe, ma anche in questo caso la proposta è stata nettamente rifiutata dal comitato organizzatore e dalla Regione Veneto: utilizzare per le gare di bob e skeleton le piste, perfettamente funzionali, di Innsbruck – Isgl, o quella in Baviera, a Schonau am Konigssee. «Il CIO sta soffrendo questa decisione del comitato organizzatore e chiede ancora con insistenza di evitare un impegno tanto gravoso: al di là dei temi ambientali come il consumo di suolo, energia e paesaggio, a spaventare è il costo dell’opera – scrive Casanova – I previsti 40 milioni sono già stati portati dalla Regione Veneto a 85 (62.000 euro al metro), oggi si parla di un costo di gestione minimale e oltremodo ottimistico annuale di 400 mila euro. Da dove attinge questi soldi la Regione? Dal suo capitolo di bilancio di previsione 2020 – 2022, Missione 06, intestato alle Politiche giovanili, sport e tempo libero. Scandalizzate dalla scelta alcune associazioni ambientaliste nazionali e locali hanno scritto al Presidente del Consiglio Draghi e ai Presidenti delle Province e Regioni interessate dai giochi olimpici esprimendo una netta contrarietà e chiedendo un immediato ripensamento delle scelte. Nessuno si è degnato di una risposta»
Milano Cortina 2026, dove sorgeranno gli impianti contestati
Gli impianti verrebbero costruiti nella zona Nord – Est delle Tofane, zona già profondamente colpita dalle piste realizzate per i mondiali di sci alpino. Ai quaranta ettari di territorio già oggi alterati da scavi e cemento, se ne aggiungerebbero altri 20: mentre ovunque si discute di ridurre le emissioni di CO2, di evitare ulteriore consumo di suolo, a Cortina si fa l’opposto. Si continua ad investire nella cultura delle opere faraoniche che diventeranno ingestibili. A fine ottobre la Giunta regionale del Veneto, dopo l’esame di uno studio di fattibilità, sentito il Comune ampezzano e la Provincia di Belluno, ha preso la decisione di riqualificare la pista da bob Eugenio Monti. Date le caratteristiche tecniche attuali della disciplina e lo stato in cui si trova ora la pista, quest’ultima non sarà ristrutturata ma completamente rifatta: non si utilizzerà dunque un’infrastruttura esistente, come invece hanno dichiarato i proponenti nel Dossier di candidatura Milano – Cortina 2026, ma una costruzione del tutto nuova, costosissima ed estremamente impattante sul territorio.
Non solo la pista: quanto impatta sul territorio un’opera del genere
«Laddove si costruisce la pista si deve portare attenzione anche alla visibilità, alle esigenze televisive – ricorda ancora Casanova – quindi ampi spazi naturali anche esterni la struttura verrebbero liberati dalla vegetazione d’alto fusto che nel frattempo si è insediata. Servono poi spazi adeguati per i parcheggi, la sicurezza, elisoccorso compreso: come conciliare tutto questo con l’espansione edilizia che è arrivata a ridosso dell’area di gara stessa? Accanto a questi problemi, non certo marginali, si dovrà affrontare una bonifica del territorio occupato dalla vecchia struttura: abbondanza di amianto, cablature varie e impianti di raffreddamento da smontare e smaltire. Ad oggi non esiste una relazione tecnica pubblica sul tema e nonostante questo si ha il coraggio di affermare che il cantiere sarà aperto nella prossima estate»
Le preoccupazioni del CIO
Il CIO, conscio della situazione di emergenza, già aveva ribadito perplessità nell’autunno 2020, nella primavera 2021 è ritornato a chiedere con fermezza soluzioni alternative. L’opposizione verso la pista di bob di Cortina sta assumendo contorni che dovrebbero preoccupare qualunque amministratore pubblico. Il CIO riconferma che non verserà un euro, la pista se la pagherà solo la Regione Veneto. Il presidente della Commissione di Vigilanza sulle Olimpiadi 2026, il finlandese Sari Essayah, ha definito il progetto, irridendolo, “un parco intrattenimento” l’interesse del CIO per l’opera in discussione è quindi nullo.
Per approfondire il tema ascolta l’intervista a Franco Tessadri, presidente di Mountain Wilderness Italia andata in onda nella puntata di mercoledì 22.12.21 nella trasmissione Un giorno da ascoltare.