Natale: città addobbate a festa, luci accese e tavolate tra amici e parenti. Siamo completamente immersi nel periodo delle festività natalizie e, per questo, non sempre emotivamente al top. Il Natale è un periodo in cui la malinconia torna a farci visita, è un momento di bilanci, è il periodo in cui il riaffiorare dei ricordi può compromettere il qui ed ora. La dissonanza emotiva, anche definita Sindrome del Natale, non deve rovinarci le feste: possiamo contrastarla? A provarla possono essere anche i nostri cari. Si tratta di un’aggravata sensazione di depressione causata dalle circostanze: gli addobbi, la presenza dei parenti, lo scambio dei regali, è possibile evitare di farsi contagiare dalle emozioni altrui?
Impariamo ad accettare le emozioni per quello che sono, senza forzature
“Accettare le emozioni, senza farne un cruccio, è importante per alimentare ulteriori stress. Ostentare allegria, per senso dell’obbligo, non farebbe bene, cadere nel paradosso del sii felice sarebbe una dura imposizione, se non la si prova. E’ naturale, dunque, reagire al periodo con tristezza. Le emozioni non sono indotte, le emozioni si provano, anche in uno stato di tristezza, malinconia, ci si abbandona ad un acquisto a cui avevamo rinunciato. A Natale ricordi e nostalgie rimandano all’infanzia, a quando vivevamo il Natale con gioia, rimandano al passato a chi non c’è più, o alle persone da cui ci siamo separati, al tempo passato e perduto – ha osservato Maria Tinto, a Mattina con noi, sul canale 264 del DTT – è importante stare nel periodo senza forzature.”
Il sogno del Natale persiste fino agli undici anni
Il modo di vivere il sogno del Natale cambia a seconda dell’età e della cultura d’appartenenza. “Fino agli undici anni le cose vanno bene, i bambini vivono il Natale con attesa. La voglia di sognare ammanta l’infanzia – ha aggiunto la psicoterapeuta Tinto – i bambini in casa vivono le emozioni degli adulti: se in casa c’è gioia, voglia di festa, i bambini verranno travolti dalle emozioni che respireranno in famiglia. Le cose cominciano a cambiare in età adolescenziale, o preadolescenziale, è il periodo in cui il sogno e l’attesa dell’infanzia cominciano a svanire.”
Natale in pandemia
Persiste il dubbio che la voglia di tornare alla normalità possa contrastare la classica tristezza natalizia. Il fatto di trovarci a fare i conti con la pandemia, da due anni, ci porta a riacquisire la voglia di incontrare gli altri, il desiderio di festeggiare e potrebbe essere per questo un modo di vivere diversamente il periodo festivo. “Non condivido a pieno l’idea – si è congedata la scrittrice Maria Tinto – la voglia di trasgredire è legata alla pandemia, alla consapevolezza di essere umani, avere dei limiti: un inizio e una fine. La pandemia ha alimentato il senso di incertezza e precarietà della vita. Dall’inizio della pandemia non è soltanto cambiato il modo di vivere i periodi di festa, ma il rapporto con noi stessi.”
Ph di Annalisa Colavito, Natale 2021 in piazza San Pietro