Epica medievale e dark fantasy nel visionario film di David Lowery (The Old Man & The Gun, prossimamente Peter Pan & Wendy), Sir Gawain e il Cavaliere Verde, che in Italia arriva solo su Prime Video mentre meriterebbe il grande schermo. Adattamento di un poema del XIV dall’autore sconosciuto, è il racconto delle avventure del giovane e intemperante nipote di Re Artù, interpretato da Dev Patel (The Millionarie, Lion – ormai specializzato in storie di viaggi e ricerche identitarie), e del suo percorso per diventare cavaliere.

La trama di Sir Gawain e il Cavaliere Verde

La mattina di Natale, dopo un risveglio turbolento in compagnia della sua amante, Gawain fa ritorno a Camelot, dove su consiglio di sua madre la maga si reca a corte dallo zio. Durante una festa alla tavola rotonda del Re si presenta uno strano cavaliere dalle fattezze arboree, un misterioso gigante ricoperto di corteccia verdastra. È lì per proporre un macabro gioco: un cavaliere avrà l’opportunità di sferrare contro di lui un colpo e vincere la sua ascia, ma dopo un anno e un giorno dovrà presentarsi alla “Cappella Verde” per ricevere un colpo uguale in cambio. Così Gawain, che poco prima aveva ammesso colpevole difronte ad Artù di non avere avventure da raccontare, si fa avanti e brandendo Excalibur taglia di netto la testa al mostro. L’imponente cavaliere verde di tutta risposta raccoglie la sua testa ancora zampillante e corre via soddisfatto, ribadendo il terribile accordo.

Un piccolo capolavoro

Sir GawainUna strana premessa per un film insolito, che riflette su grandi temi senza offrire risposte facili. Un uomo chiamato a essere cavaliere e compiere il proprio destino, in nome del coraggio, dell’onore, dell’integrità, dei più alti valori cavallereschi, si scontra con l’ostilità della natura, presentata nella sua accezione più romantica. In più, il perenne dualismo tra risvolti cristologici e mito pagano, che vuole la natura – e il verde –  vittoriosa, in grado di donare pace seppur con la morte all’uomo bellicoso. Sir Gawain e il Cavaliere Verde è tutto questo: il viaggio spirituale e catartico del suo protagonista, eroe imperfetto e maledetto alle prese con incontri inquietanti e paesaggi mozzafiato, insieme a una grande cura visiva, uno stile sperimentale che sostituisce alla lirica gamme cromatiche coraggiose ed effetti speciali artigianali, quanto estremamente efficaci.

Un piccolo capolavoro d’autore che vanta anche un cast di tutto rispetto (Joel Edgerton, Barry Keoghan). La struttura narrativa è a episodi, tutti evocativi e con chiaro valore allegorico – anche se non sempre facilmente decifrabile – scanditi da personaggi e luoghi tra l’esoterico e il surreale. Cupe atmosfere medievali, magiche apparizioni: il mendicante brigante, il fantasma della martire, il signore del castello stregato, la traversata dei giganti. Difficile dare un’interpretazione univoca alle singole scene, tantomeno al finale, onirico quanto enigmatico.