Tampone obbligatorio per entrare in Italia. Di fronte alla nuova minaccia della variante Omicron, il governo Draghi ha varato una stretta a tutti gli arrivi dall’estero con quarantena di cinque giorni per i non vaccinati e tampone obbligatorio per gli immunizzati. L’ordinanza già in vigore, emessa dal Ministero della Salute, è stata accolta con freddezza dall’UE che ha chiesto spiegazioni al governo.
Tampone obbligatorio per entrare in Italia, la reazione dell’UE
Da Bruxelles ricordano che “l’introduzione di condizioni aggiuntive e l’imposizione di norme più severe devono essere giustificate sulla base della situazione reale”. “Queste decisioni individuali degli Stati minano la fiducia delle persone sul fatto che le condizioni siano uguali ovunque in UE”, ha precisato la vicepresidente della Commissione europea Vera Jourova.
La replica di Draghi
La risposta di Draghi alla richiesta di chiarimenti dell’UE è arrivata durante le comunicazioni del premier al Parlamento sul Consiglio Europeo. “Da noi i contagi con Omicron sono meno dello 0,2%, in altri Paesi la variante è molto diffusa per cui si è pensato di attuare la stessa pratica che si usa oggi per i visitatori che provengono dal Regno Unito: il tampone. Non credo ci sia molto da riflettere su questo”, ha tagliato corto il Presidente del Consiglio.
Rischio procedura infrazione?
Ma l’Italia rischia una procedura d’infrazione da parte dell’UE? Ha provato a rispondere a questa domanda il Prof. Fabrizio Politi, docente di diritto costituzionale all’Università de L’Aquila, intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus. “La Commissione UE ha chiesto spiegazioni perché abbiamo un rapporto di reciprocità e, avendo fatto il green pass europeo, questo dovrebbe essere sufficiente –ha affermato Politi-. Draghi ha giustificato la misura con la diffusione della variante Omicron che in altri Paesi è più presente. Questo ulteriore innalzamento del livello di tutela si scontra con la norma europea per cui c’è un vicendevole riconoscimento del Green pass. Al tempo stesso si potrebbe provare a giustificarlo con l’esigenza del momento. Secondo me una misura di questo tipo limitata nel tempo ci può stare. L’Italia ha già messo in atto questa ordinanza, le è stato chiesto di motivarla. L’UE potrebbe chiedere di rimuoverla e se l’Italia non la rimuovesse si potrebbe arrivare ad una procedura d’infrazione, ma questa è solo un’ipotesi di scuola”.