Le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali – MICI, Colite Ulcerosa e Malattia di Crohn, sono in aumento in tutta Europa, Italia inclusa. Allo stesso tempo, nuovi approcci di natura medica e chirurgica permettono di avere a disposizione sempre più strumenti per affrontare queste patologie. Manca però una sanità di qualità di prossimità, cioè una vicinanza geografica dei centri specialistici ai cittadini. Proprio su questo vuole intervenire nel 2022 la società scientifica IG-IBD, come è emerso nel XII Congresso Nazionale, organizzato da HMG, che si è tenuto online a inizio dicembre.

Malattie Intestinali, il commento del Prof. Caprioli

“Presto avremo nuovi farmaci per uso orale e dei nuovi farmaci biologici che miglioreranno le possibilità terapeutiche mediche nei pazienti con Malattia di Crohn e Colite Ulcerosa – ha dichiarato il Prof. Flavio Caprioli, neoeletto Segretario Generale IG-IBD – Per usare al meglio questi farmaci avremo necessità di nuovi strumenti di natura metodologica per confrontarli, a partire da studi di Real Life che mettano in comparazione i vari approcci terapeutici sul campo per valutarne l’efficacia e la sicurezza nella vita reale. Dal punto di vista chirurgico, inoltre, stiamo assistendo all’avvento di nuove tecniche di resezione e ricostruzione della continuità intestinale L’avvento di nuovi approcci terapeutici a base di cellule staminali rappresenterà poi un importante ausilio per i pazienti con malattia di Crohn perianale. Tuttavia, manca ancora una diffusione delle migliori pratiche cliniche nel campo delle MICI a livello territoriale e regionale. Per questo per il 2022 IG-IBD si impegna in un programma educazionale a livello regionale e territoriale, al fine di permettere alla maggior parte dei pazienti affetti da malattia di Crohn e rettocolite ulcerosa di essere gestiti in centri specialistici di buona qualità a breve distanza da casa. Una sfida impegnativa a fronte del probabile aumento del numero dei pazienti in Italia nel prossimo futuro”.

Ed è per far fronte al nuovo impegno e all’incremento di pazienti con MICI previsto per i prossimi anni, sarà fondamentale sviluppare una rete nazionale tra i centri gastroenterologici di riferimento, coinvolgendo anche quelli minori, che producono comunque un’ampia mole di dati scientifici. “Le reti rappresentano il futuro del management di queste malattie, perché raccogliere dati con un unico software può aumentare il denominatore dei dati raccolti e dal punto di vista sia epidemiologico che dell’efficacia dei trattamenti possiamo ottenere dati scientifici più completi ed effettuare monitoraggi e comparazioni – sottolinea Ambrogio Orlando, Comitato Educazionale IG-IBD e Responsabile UOSD MICI AO Ospedali Riuniti Villa Sofia Cervello di Palermo – L’auspicio è di una condivisione unica dei dati epidemiologici su larga scala per uniformare l’appropriatezza prescrittiva tra i vari pazienti. Un modello di rete è quello basato sugli “Hub and Spoke”, con la concentrazione della casistica più complessa in un limitato numero di sedi Hub (centri di eccellenza) affiancati da centri periferici Spoke, dove vengono inviate le persone che hanno superato una certa soglia di complessità. In Sicilia abbiamo sviluppato un’esperienza quasi decennale: nata inizialmente come forma di monitoraggio sull’efficacia dei farmaci, è diventata una forma di attenzione rivolta a tutte le MICI. Da due anni abbiamo istituito una coorte dei casi incidenti che ci darà informazioni importanti sul decorso della malattia. Dovremo valorizzare tutte le realtà regionali del Paese e uniformare i dati”.

Le novità in chirurgia

Nelle MICI la parte chirurgica è molto rilevante, per le soluzioni che può offrire e per le ricadute che può provocare se mal eseguita. “La percentuale di pazienti affetti da colite ulcerosa che ricorre alla chirurgia è del 20-25%, perché la maggior parte risponde bene alle terapie oggi a disposizione dei gastroenterologi – sottolinea il Prof. Gianluca Sampietro, Direttore della Divisione di Chirurgia Generale ed Epato-Bilio-Pancreatica, ASST Rhodense, Milano – La chirurgia che viene offerta oggi ai pazienti è risolutiva, in quanto va a rimuovere il colon e il retto che sono gli organi bersaglio, ricostruttiva, permettendo di evitare il confezionamento di una stomia definitiva, e anche mini-invasiva, eseguita cioè con tecniche laparoscopiche che riducono le complicanze e migliorano i risultati e la qualità della vita. Per la malattia di Crohn la maggior parte dei pazienti tra i 10 e i 20 anni di durata della malattia ha bisogno di almeno un intervento chirurgico, in quanto questa patologia si caratterizza per la formazione di restringimenti dell’intestino, fistole e ascessi che possono essere risolti solo chirurgicamente. L’intervento in questo caso non è curativo, ma è teso soltanto a risolvere le complicanze attraverso le rimozione dei segmenti di intestino malati. Diversi pazienti (circa il 50%) vengono operati due volte; il 25% anche tre. Anche per la malattia di Crohn gli interventi devono essere svolti per via laparoscopica ed è anche importante che il chirurgo sia il più conservativo possibile nel rimuovere i tratti malati”.