Il Covid svuota le culle: nei primi 9 mesi del 2021 sono 12.500 le nascite in meno rispetto allo stesso periodo all’anno precedente. La fotografia scattata dall’Istat tramite il Report sulla natalità e fecondità della popolazione residente in Italia, mostra ancora un record negativo.

L’istituto spiega che “tale forte diminuzione è da mettere in relazione al dispiegarsi degli effetti negativi innescati dall’epidemia da Covid-19”. Nel solo mese di gennaio 2021 l’emergenza sanitaria ha fatto registrare il maggiore calo di sempre con quasi 5.000 nati in meno. Una decrescita pari al -13,6% e se si guarda ai dati del 2019 il calo è quasi doppio.

Pesa la pandemia sulle nascite secondo l’Istat

Il numero medio di figli delle donne di cittadinanza italiana nel 2020 è stato pari a 1,17. Si tratta del numero più basso di sempre. Secondo l’Istat il clima di incertezza e le restrizioni relative al lockdown sembrano aver influenzato la scelta di rinviare il concepimento. Nel Nord-Ovest del Paese infatti, la zona più colpita dalla pandemia durante la prima ondata, a dicembre si è registrato un calo delle nascite pari 15,4%.

I nati di cittadinanza straniera

A partire dagli anni duemila l’immigrazione, con l’ingresso in Italia di popolazione giovane, ha in parte contenuto gli effetti del baby-bust. Ma l’apporto positivo sta lentamente perdendo efficacia man mano che invecchia anche il profilo per età della popolazione straniera residente in Italia.

Ottomila primi figli in meno in un anno

La fase di denatalità è iniziata nel 2008 e si ripercuote soprattutto sui primi figli: nel 2020 sono poco più di 192mila, oltre 8 mila nascite in meno rispetto al 2019 e meno -32,5% rispetto al 2008. Una contrazione che interessa tutte le aree del Paese e che testimonia la difficoltà che hanno le coppie, soprattutto le più giovani, nel formare una nuova famiglia con figli.

L’Italia è un paese sempre più vecchio dunque. E se per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella i “giovani sono il miglior investimento, ci fanno avere fiducia per il futuro del Paese”, i dati Istat smontano questo entusiasmo.

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