La pandemia fa crescere la produttività del lavoro: è questo il sorprendente dato che emerge dal rapporto Istat “Misure di produttività” relativo al periodo 1995-2020.

La crescita della produttività si concentra soprattutto nei servizi. Si tratta in gran parte di settori che hanno puntato sullo smart working. I settori che sono rimasti chiusi hanno ridotto le ore lavorate ma si sono inventati modi per mantenere almeno una fetta del proprio business.

A conti fatti, la pandemia ha spinto i servizi a reinventarsi e a fare un salto di qualità tramite la digitalizzazione e nuovi modelli organizzativi.

Istat, Italia: effetto Covid sulla produttività del lavoro

Tornando ai numeri, nel 2020 la produttività del lavoro cresce dell’1,3%, come risultato di un calo delle ore lavorate più intenso di quello del valore aggiunto. Negli anni tra il 2014 e il 2020 la crescita era stata molto più lenta, pari allo 0,5%.

I numeri sulle misure di produttività

Nel 2020 la produttività del lavoro è aumentata marcatamente nel settore delle attività finanziarie e assicurative, nei servizi di informazione e comunicazione, nel settore dell’istruzione, sanità e assistenza sociale e, in misura più contenuta, nelle costruzioni.

Il calo più significativo si è registrato in Agricoltura. Nell’Industria in senso stretto, la produttività del lavoro ha segnato una debole crescita, dopo tassi di crescita medi annui decisamente più marcati negli anni precedenti.

La crescita della produttività del lavoro registrata nel 2020 è dovuta principalmente ai contributi positivi per 0,6 punti percentuali delle attività del commercio, trasporti, alberghi e pubblici esercizi, per 0,4 punti dell’istruzione, sanità e assistenza sociale, e per 0,3 punti delle costruzioni.

Riguardo i risultati provvisori del 2020, la crescita della produttività del lavoro registrata in Italia (+1,3%) è risultata maggiore di quella della Germania. Nello stesso periodo, gli altri principali partner europei hanno segnato una forte dinamica negativa della produttività del lavoro, con contrazioni del 2,8% in Spagna e dell’1,1% in Francia.

Nel terzo trimestre la disoccupazione cala all’8,9%

Nel terzo trimestre il tasso di disoccupazione scende all’8,9% (-1,3 punti), in particolare tra i giovani tra i 15 e i 24 anni cala al 26,9%. Il periodo mostra una marcata diminuzione del numero delle persone in cerca di occupazione.

Si registra un aumento di 121 mila occupati (+0,5%) rispetto al trimestre precedente, e un aumento di 505 mila unità (+2,2%) rispetto al terzo trimestre del 2020. Lo rileva l’Istat.

Il numero di occupati,  sottolinea l’Istat, è pari a 22 milioni 919 mila, in crescita rispetto al secondo trimestre 2021 (+121 mila, +0,5%). L’aumento riguarda i dipendenti permanenti (+88 mila, +0,6%) e quelli a termine (+68 mila, +2,3%), mentre tornano a calare gli indipendenti (-35 mila, -0,7%).

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