Gkn licenziamenti: si preparano per lo sciopero generale del 16 dicembre i 422 operai della sede di Campi Bisenzio della Gkn Driveline, licenziati dalla multinazionale londinese il 9 luglio scorso con una email e senza alcun confronto preventivo con i sindacati, in violazione dell’accordo siglato nel 2020 con le rappresentanze sindacali. “Lo sciopero generale va generalizzato, per convergere e per insorgere. Siamo noi il piano di rilancio del paese, siamo classe dirigente”: così il Collettivo di Fabbrica che sui social elenca le ultime situazioni di crisi nel Paese, compresa Speedline, altra azienda dell’auomotive, che ha annunciato la delocalizzazione dello stabilimento veneto dove lavorano 800 persone.

Gkn licenziamenti, in arrivo decreto anti delocalizzazioni

Il governo Draghi è al lavoro per varare una stretta alle delocalizzazioni, con l’ipotesi di bloccare i licenziamenti tramite WhatsApp e Teams e imporre l’obbligo di comunicare con le istituzioni o i sindacati. Si pensa ad un decreto ad hoc oppure a un emendamento alla Manovra. Pd e M5S stanno spingendo per arrivare all’approvazione del decreto Todde-Orlando, tanto che la stessa viceministra del Mise, Alessandra Todde, dice “che arriverà in tempi brevi all’attenzione dei ministri”.

I sindacati

Francesca Re David, segretario generale della Fiom Cgil, è intervenuta sul tema ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus. “Il nostro Paese è l’unico che non ha alcun tipo di vincolo per queste aziende -ha affermato Re David-. E’ necessario che il governo italiano cominci a mettere in atto un’idea di politiche industriali che nel nostro Paese manca da 20 anni. Pensare che le aziende se ne vadano e al loro posto rimangano fabbriche chiuse significa che abbiamo deciso di deindustrializzare questo Paese. C’è bisogno di attivare una serie di strumenti che accompagnino una trasformazione di sistema in modo tale che i lavoratori non la attraversino in disoccupazione, bensì dentro un sistema di protezione che salvaguardino il loro lavoro e le loro competenze”.