Prosegue il viaggio dedicato alla malasanità a cura del Prof. Claudio Loffreda-Mancinelli, specializzato in Anestesia presso la University of Pittsburgh ed esperto in interventi per la limitazione degli errori in campo sanitario. In tale veste ha avuto incarichi in varie commissioni nazionali degli USA ed è stato conferenziere presso diverse università americane. Nelle precedenti interviste si è affrontato il problema a livello globale e a livello di comunicazione. In questa nuova intervista si affronta il tema del “Silenzio Organizzativo” in sanità e nello specifico nella comunicazione tra paziente e medico, o meglio le difficoltà che spesso ha il paziente nel comunicare col medico e nel recepirne le indicazioni.

Malasanità e il dialogo con il paziente, l’intervista al Prof. Claudio Loffreda Mancinelli

Come parla e si comporta il paziente con il medico?

I medici sono spesso accusati di parlare in “medichese”. Quando e’ poi il paziente a parlare in “pazientese”, si ha una conversazione tra persone che parlano due idiomi diversi, con risultati certamente non ottimali.

Ma perche’ anche il paziente finisce col comunicare male col proprio medico?

Molti pazienti hanno una vera e propria fobia: una “sindrome da camice bianco”. I sintomi possono variare dall’ipertensione transitoria, al nervosismo, alla difficolta’ nel focalizzare, a episodi di panico. Si va dal medico generalmente perche’ si hanno problemi. Si parte quindi gia’ da una situazione di stress acuita dal timore dalla eventuale diagnosi e di possibili complicazioni. Ovviamente tutti motivi che non favoriscono una comunicazione distaccata. La Telemedicina, minimizza la possible tensione, anche se non puo’ completamente rimpiazzare un consulto dal vivo.

Quali altre cause influiscono negativamente nella comunicazione patiente-medico?

Alcuni pazienti esitano a porre domande specifiche nel timore di essere etichettati come “pazienti difficili”. Altri omettono piu’ o meno volontariamente aspetti importanti del proprio stile di vita (ad esempio consumo di alcol, fumo o uso di sostanze illecite ), generalmente per paura o vergogna. A questo riguardo vorrei sottolineare quanto importante sia, in caso di un intervento chirurgico, comunicare soprattutto all’anestesista l’uso di sostanze stupefacenti, che, durante un‘anestesia possono essere causa di aritmie cardiache.
Molti pazienti sono restii a parlare di peso, obesita’, abitudini dietetiche o di attivita’ fisica, in quanto vogliono completamente evitare discorsi su questi temi. Il celare problemi, sintomi, stili di vita, col proprio medico, oltre a rendere il suo lavoro piu’ difficoltoso, pone la stessa incolumita’ e qualita’ di vita del paziente a rischio. Oltre a fattori sociali ed educativi, anche l’identita’ sessuale ha un’importanza non indifferente Rispetto agli uomini, le donne, in generale, tendono a parlare di piu’ durante una visita medica. Espongono in modo chiaro i problemi, decrivono emozioni ed aspetti sociali della loro vita quotidiana e fanno piu’ domande.

Ma il medico cosa si aspetta dal paziente?

Innanzitutto fiducia. E la fiducia non e’ solo nei confronti del medico, ma nella medicina in generale. Se non crediamo in cio’ che la scienza attualmente ci propone, ci consiglia, il rapporto e’ minato, compromesso in partenza. Il medico non e’ il nemico, il male, la malattia rappresentano il problema. Certamente il malato puo’ avere dubbi e cercare una seconda opinione da un’altro professionista, ma il dubbio dovrebbe essere l’eccezione, non la regola. Probabilmente abbiamo sbagliato medico se abbiamo ricorrenti incertezze o domande irrisolte, se si sente la necessita’ di far spesso ricorso alla seconda opinione, o costantemente “controlliamo” sul Web se quello che ci e’ stato detto abbia riscontri validi.

Ma il malato ha veramente problemi di interazione col proprio medico?

Durante un consulto, circa il 30% dei pazienti non obietta nonostante non si trovi d’accordo con le raccomandazioni proposte dal proprio medico. Altri addirittura non fanno presente di non aver capito le istruzioni o terapie ricevute. E una volta a casa o fanno un uso errato delle raccomandazioni o terapie prescritte, o cercano risposte sulla Rete. Purtroppo spesso il malato non e’ in grado di capire se le conclusioni o i consigli trovati su articoli che descrivono stati clinici simili siano necessariamente veritieri o sovrapponibili al proprio.
Basarsi solo sul Web per decidere diagnosi o eventuali terapie puo’ causare confusione ed essere potenzialmente pericoloso. E’ nello studio medico che dobbiamo chiedere spiegazioni sulla nostra diagnosi, sui rischi e benefici delle varie terapie, sulle eventuali complicazioni.

Oltre alla fiducia, c’e’ un atteggiamento particolare che aiuta il rapporto paziente-medico?

Il paziente e’ colui che dovrebbe conoscere meglio i propri problemi di salute, almeno nei sintomi, insorgenza, durata. Una dettagliata esposizione dei fatti, insieme a tests e analisi cliniche specifiche, aiuteranno il medico durante la visita, a formulare la possible diagnosi finale. Se non si e’ sicuri di ricordare tutto, e’ buona regola preparare un breve lista di sintomi, problemi che ci affliggono o di domande che vorremmo rivolgere. Importantissimo avere anche una lista aggiornata di medicazioni e la loro posologia. Fondamentale anche e’ chiedere al medico di fornirci una lista di raccomandazioni e indicazioni che dovremmo seguire. Oltre ad un chiaro e aggiornato elenco di farmaci e rispettivi dosaggi. Se si ritiene di avere spesso problemi nel capire o ricordare le istruzioni ricevute, e’ buona norma portare con noi un familiare o un amico. La scorsa settimana abbiamo parlato dell’importanza di corsi di comunicazione ed interazione, di medicina narrativa, da associarsi al curriculum di base nella formazione per il personale sanitario. L’uso di opuscoli disegnati e preparati per il malato, facilitano il rapporto col personale medico, promuovono una interazione piu’ diretta ed attiva, e sono senza dubbio un efficace metodo per chiarire dubbi e problemi comuni. La medicina non e’ una scienza esatta, e una partnership ottimizzata tra paziente e medico puo’ certamente migliorare il rapporto e creare un contesto piu’ sicuro e meno stressante per tutti. Empatia, comprensione, dialogo, e collaborazione sono tutte qualita’ che dovremmo aspettarci dal medico. In realta’ il medico si aspetta le stesse cose dal paziente.

Come sempre domande sui temi trattati possono essere inoltrate all’indirizzo di posta elettronica: [email protected] Sito web http://qualazine.com

(Dati e materiale a cura del Prof. Claudio Loffreda-Mancinelli, specializzato in Anestesia e rianiamazione presso la University of Pittsburgh)

ASCOLTA QUI L’INTERVISTA COMPLETA AL PROF. CLAUDIO LOFFREDA MANCINELLI