Insegnamento a distanza. In uno dei più noti dialoghi platonici, Protagora per spiegare la nascita della tecnica politica, cioè della convivenza civica, si rifà al mito di Epimeteo e Prometeo. Spiega a Socrate che su incarico degli dèi il primo diede agli animali i doni naturali come la velocità e la forza che permisero loro di sopravvivere, per cui il fratello Prometeo dovette rubare a due divinità, Efeso ed Atena, le arti tecniche per la salvezza dell’umanità. In tal modo l’uomo “usando l’arte articolò ben presto la voce in parole e inventò case, vesti, calzari, giacigli e il nutrimento che ci dà la terra”.
Le tecniche, dono degli dèi per la salvezza dell’umanità
Le arti tecniche sono strumenti della ragione, questo è l’elemento naturale, che ci fa simile agli dèi. Strumenti non naturali, come un aratro o una vanga, ci permettono di intervenire sulla natura. Oppure combinando elementi naturali, come il seme e la terra e un certo procedimento di tecnica agraria possiamo raccogliere il grano o l’uva, che poi, semmai, verrà trasformata in vino, con un’altra tecnica quella enologica.
Lo storico Tucidide ricorda che le tecniche più nuove sono anche le più efficaci ed avanzate, perché tutte le tecniche sono suscettibili di progressi e miglioramenti, attraverso l’applicazione dell’ingegno umano, lo studio, la ricerca e l’esperienza. Gli ambiti in cui le tecniche hanno trovato maggiore applicazione sono stati le due categorie per eccellenza, lo spazio e il tempo.
Le tecniche moderne hanno rivoluzionato il rapporto dell’uomo con lo spazio e cambiato i ritmi della vita umana, hanno dato un altro significato al tempo. Più volte nel corso dei secoli si è detto che “Lo spazio è sacro”, ma l’uomo moderno ha conquistato, desacralizzato e umanizzato ogni spazio della terra, fino a stravolgere la natura e compromettere persino l’aria che respira.
Lo spazio può essere dominato dall’uomo, entro certi limiti: un uomo non può trovarsi contemporaneamente in due luoghi; si trova lì dove si trova il suo corpo. Lo stesso avviene con il tempo: non si può vivere che in maniera sincrona, posso agire e vivere solo nel presente.
La telematica ridefinisce il ruolo del tempo e dello spazio nello studio
L’ informatica e la telematica non solo hanno rivoluzionato i rapporti dell’uomo con il tempo e lo spazio, ma hanno trasformato soprattutto la configurazione e l’incidenza di realtà come il pensiero, la parola e la comunicazione, realtà umane ma incorporee. Non si muovono solo le persone e le merci, si muovono con una velocità straordinaria i pensieri, le parole, le immagini. Si diffondono in uno spazio immateriale che non conosce gli ostacoli della terra, della geografia. La rivoluzione informatica e telematica è stata soprattutto una rivoluzione della comunicazione e della parola, ma anche della memoria, una rivoluzione che ha comportato lo stravolgimento di due categorie vitali come lo spazio e il tempo.
Uno dei settori dove la rivoluzione tecnologica ha svolto un ruolo primario è la comunicazione, in particolare in quella forma di comunicazione che è la didattica, l’insegnamento scolastico.
Per secoli studiare ha significato per un giovane recarsi in una scuola, uno spazio fisico dove uno o più docenti tenevano le loro lezioni. Ancora oggi per la maggior parte degli studenti studiare vuol dire “andare a scuola”, recarsi in un luogo fisico. Ma se fino a qualche decennio fa era una scelta obbligata oggi è solo una possibilità fra altre.
“Non è mai troppo tardi”, la nascita della didattica telematica
L’insegnamento telematico nasce, almeno in Italia, con l’avvento della televisione che sta a rappresentare la possibilità di trasmettere non soltanto suoni, ma pure immagini, cioè di coinvolgere maggiormente lo studente e riprodurre attraverso il mezzo televisivo l’atmosfera e i contenuti della didattica in classe. Ancora nel 1951, in Italia c’erano 5 milioni di analfabeti, contro 36 milioni di alfabetizzati. Dal 1959 al 1968 grazie all’innovativo programma del Maestro Alberto Manzi, “Non è mai troppo tardi”, ci si rivolgeva ad una classe virtuale che di fatto era la classe più numerosa che avesse mai assistito ad una lezione. Manzi combinava scrittura, parole, immagini e interventi di personaggi famosi, al fine di coinvolgere lo spettatore/studente e mantenere sveglia la sua attenzione. Un esempio di didattica erogativa a distanza, che però spesso si combinava con la didattica di altri duemila insegnati che sul territorio, attraverso scuole popolari spesso serali, insegnavano agli analfabeti a leggere e scrivere, ma anche nozioni di storia, geografia, ecc. Quindi nella promozione dell’alfabetizzazione nel periodo ricordato, in Italia ha avuto un ruolo essenziale la DAD per via telematica.
Con lo sviluppo della tecnologia digitale, con l’informatica nata negli anni Cinquanta, ma implementata in modo straordinario negli ultimi venti anni, ci sono state trasformazioni mai viste prima nel campo della didattica, in particolare della didattica universitaria, che vede coinvolti studenti adulti e capaci di interagire con i docenti anche singolarmente.
Le distanze spaziali sono state abbattute e le barriere temporali drasticamente ridimensionate. Per entrare nell’aula non serve fare alcune decine o centinaia di chilometri, basta entrare nella propria stanza ed accendere il PC. Per ascoltare una lezione non devo recarmi in un certo posto ad una certa ora di un determinato giorno, la lezione inizia quando decido io. Durante la lezione sono chiamato a verificare l’attenzione e la comprensione della stessa, come pure in modi differenziati, ad esempio con abstract e slide, mi vengono riproposti passaggi e aspetti essenziali dei temi trattati. Questa è la dimensione erogativa, che comporta anche momenti di interazione, pur senza la presenza del docente, che però può esserci anche quotidianamente non solo attraverso la posta elettronica, ma in teleconferenza, ad orario fisso e su appuntamento. Mentre in una università cosiddetta in presenza sarebbe impossibile un incontro quotidiano con il docente, per ovvi motivi di distanze da colmare e di tempi da impiegare, per via telematica dedicare un’ora al giorno a tali incontri significa per docenti e studenti spendere effettivamente un’ora, senza i tempi morti degli spostamenti che comporterebbero il dispendio del doppio o del triplo del tempo dedicato al seminario o al ricevimento in via telematica.
L’insegnamento telematico: una didattica a misura di persona
Grazie all’innovazione tecnologica per lo studente l’apprendimento non è più strettamente vincolato a rigidi contesti di spazio e di tempo, per cui la didattica si svolge solo in un certo luogo e in una certa ora, cioè a scadenze che lo studente può solo assecondare o ignorare. Nel secondo caso si limita a studiare da solo, a casa, e si reca all’università solo per sostenere gli esami, trasformando di fatto la frequenza universitaria in una fiction, una finzione perché consiste in una solitaria lettura dei testi universitari e in una serie di esami con docenti mai visti prima.
La frequenza attraverso la telematica, permette inoltre un contatto quasi diurno con l’università: con il docente, con il tutor e con gli altri studenti in classi virtuali. Per questo la didattica attraverso le tecniche è una didattica personalizzata e troppo spesso ci si dimentica che i limiti delle Università telematiche riflettono quasi sempre solo i limiti delle persone che vi lavorano e poco o nulla hanno a che vedere con le tecniche che esse adottano.
Prof. Enrico Ferri, Unicusano www.ferrisstudies.com