È confermato, senza alcun ripensamento o passo indietro. Il 16 dicembre Cgil e Uil scenderanno in piazza a manifestare. Ognuno con le sue istanze, ma accomunati dall’insoddisfazione sulla Legge di bilancio. I due sindacati chiedono a gran voce di essere ascoltati e di apporre delle modifiche su: fisco, pensioni, scuola, politiche industriali e del contrasto alle delocalizzazioni e alla precarietà del lavoro. E, su quest’ultimo tema, di dare maggiore rilievo soprattutto ai giovani e alle donne.

Una serie di scelte insoddisfacenti anche alla luce delle risorse disponibili in questa fase. Il PNRR potrebbe consentire una più efficace redistribuzione delle ricchezze e ridurre così le diseguaglianze. Tutto ciò potrebbe così generare uno sviluppo equilibrato e strutturale e un’occupazione più stabile.

Ed è proprio per queste ragioni che il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, oggi si è presentato a Bari, in piazza Prefettura, per prendere parte alla manifestazione organizzata dal sindacato. Dalla piazza sono state ribadite a tutti i partecipanti le motivazioni di questo sciopero congiunto con l’Uil il 16 dicembre.

Cgil Landini: “Scioperiamo perchè sul fisco il Governo ha chiuso la partita”

Landini: “La ragione per cui abbiamo proclamato lo sciopero è proprio perché si è chiusa la partita e la maggioranza si è presentata con una proposta che non ha modificato. Per noi quella non è la base di una riforma fiscale degna di questo nome. Per fare la riforma fiscale, bisogna aumentare le detrazioni, le decontribuzioni per i lavoratori, non una tantum ma strutturali. Bisogna combattere l’evasione fiscale, bisogna che la rendita finanziaria sia tassata adeguatamente”.

La necessità, secondo il segretario della Cgil, è anche costruire delle reti sociali in grado di garantire dei posti di lavoro ai giovani e ai precari. “Dall’altra parte è necessario che si allarghi la base imponibile dell’Irpef e soprattutto il tema oggi è creare lavoro. Finché i giovani e le persone sono precarie, sono poveri pur lavorando, non avranno una pensione degna. Questo non fa altro che aumentare la sofferenza e la divisione sociale. Abbiamo bisogno che ci sia un cambiamento, non formale, ma sostanziale”.

Tutela, redistribuzione delle risorse, equità salariale uomo donna, rilancio del Mezzogiorno, superamento della precarietà. Tanti i temi su cui i segretari delle diverse sigle sindacali non si sono sentiti ascoltati.

Sigle sindacali divise. CISL Benaglia: “sindacalismo di convenienza”

Si sfila dalle proteste, come è noto, la Cisl. Che non aderisce allo sciopero e punta l’indice contro la scelta delle altre due sigle sindacali. “Ho la sensazione”, dice Roberto Benaglia della Cisl, “che questa dichiarazione di sciopero vada al di là del merito del confronto che c’è stato con il governo. Siamo di fronte a una sorta di sindacalismo di convenienza che guarda all’oggi, senza riflettere sulle grandi strategie. Il sindacalismo, come altri ambiti, è stato messo dura prova dalla pandemia. Dobbiamo ritarare i nostri veri obiettivi. Serve, insomma, un modo di fare sindacato che non sia massimalista e che sia più partecipativo”.

Fronte politico: cosa ne pensano i leader dei partiti?

Dopo giorni di silenzio ieri il leader pentastellato, Giuseppe Conte ha preso una sua posizione. “Il diritto allo sciopero è costituzionalmente riconosciuto e non va demonizzato. Bisogna ascoltare le rivendicazioni dei sindacati. Il dialogo deve essere sempre aperto e il M5S lo terrà sempre aperto. Sul precariato i sindacati vanno ascoltati di più – ha aggiunto -. Attualmente ci sono forme di precariato insostenibile”.

Anche per l’ex segretario Pd Nicola Zingaretti, l’obiettivo è non rinunciare ‘fino all’ultimo istante’ al trovare un compromesso e un punto di mediazione. E se da un lato, il leader della Lega Matteo Salvini si unisce al coro degli industriali, dall’altro Forza Italia, Antonio Tajani lancia un appello a Cgil e Uil: “Revocate lo sciopero, la ripresa del paese va assecondata”.

Intanto il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha ribadito, a più riprese, che il Governo è aperto al dialogo, poiché è nell’interesse del paese e dei sindacati arrivare ad un risultato comune.

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