Nella lunga storia di ogni individuo ci sono tanti punti di riferimento. Chi per un motivo, chi per un altro, c’è qualcuno capace di sfiorare il divino, dandoci un senso di immortalità anche solo per qualche secondo. Questo è Roger Federer per David Foster Wallace. Scrittore, saggista e pensatore americano, ha avuto modo di distillare Roger Federer nelle parole di un libro: “Roger Federer come esperienza religiosa”. Ora che l’artista è più vicino alla religione rispetto a noi può dare una mano al suo Roger. Le sue dita pendono dalle nuvole. I suoi capelli lunghi lo sfiorano. “Tieni Roger”.

“Ci sono tre spiegazioni valide per l’ascesa di Federer. La prima ha a che vedere col mistero e la metafisica ed è, a mio avviso, la più vicina alla verità. Le altre sono più tecniche e funzionano meglio come giornalismo”

Federer è metafisica. Lo dice Foster Wallace, ne possiamo essere certi. Per lui ognuno di noi, nella propria esistenza, vivrà un “Momento Federer”. Un momento perfetto, dove tutte le costellazioni di tutte le galassie di tutti gli universi sono perfettamente allineate per fare in modo che la tua azione sia perfetta. Armonica, lineare, decisa, precisa. Almeno un “Momento Federer” per ognuno di noi. È legge. È scritto nel firmamento.

La legge ultraterrena di Roger Federer

Roger, naturalmente, di momenti con il suo cognome ne vive a bizzeffe. Tweener a raffica, rovesci, servizi, palle corte. Un’aggiustata ai capelli e via. Sguardo da bambino e si riparte. Forse l’avversario respira. No. Non ce la fa. Vince Federer. Vince ancora. Federer come esperienza religiosa, ma senza regno dei cieli. Chiedetelo alla piaga del nostro tempo il motivo. Il coronavirus ci ha privato del discorso del Re. Roger, come sempre, ci regala un altro momento Federer, anche senza Wilson Pro Staff e pallina gialla. David Foster Wallace gli tende la mano. Lo svizzero si alza. Si ricomincia. 6-0, 6-0.