Simeu: Pronto soccorso al collasso. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità sale l’incidenza dei casi: tocca quota 176, Rt in discesa a 1,18. Sale anche l’occupazione dei reparti ospedalieri con le terapie intensive che arrivano all’8,5%. A Bolzano l’incidenza più alta. Sei bimbi su mille ricoverati, uno su 7mila in intensiva. Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 10,6% contro il  9,1%, dato rilevato  dal ministero della Salute al 2 dicembre.

Pronto soccorso al collasso: la quarta ondata avanza

Dal Friuli al Trentino, dall’Umbria al Molise, in Lazio, Lombardia, Veneto, Piemonte la quarta ondata Covid 19 sta avanzando da Nord a Sud e con lei gli accessi nei Pronto Soccorso, luogo simbolo della lotta alla pandemia, non dimentichiamolo, il primo punto d’accesso all’ospedale.

Avanza in mondo non drammatico, senza dubbio, grazie al vaccino, ma costante, anche se ci sono ospedali in cui si fatica a ricoverare i pazienti entro le 24 – 36 ore. Non si può dimenticare che il pronto soccorso è la prima porta di filtro e barriera di qualsiasi patologia: “E’ drammatico non poter ricoverare tanti pazienti non Covid”, spiega il dott. Beniamino Susi, Responsabile nazionale dei Rapporti con le Regioni di SIMEU – Società Italiana della Medicina di Emergenza Urgenza  e Direttore del Reparto d’urgenza a Civitavecchia-Bracciano, che continua: “si stanno convertendo reparti normali in reparti Covid a volte e per forza di cose anche per pochi pazienti e questo taglia il numero dei posti letto disponibili per altre patologie”

Una situazione che peggiora in regioni storicamente non “calde” da questo punto di vista come il Piemonte e la Lombardia. Medici che lavorano 24 ore su 24,  stanchi, affaticati che vivono una quotidianità sempre più insostenibile.

Pronto soccorso al collasso: le dimissioni dei medici

“La realtà del Covid ci pone di fronte alle debolezze del sistema ad un prezzo durissimo: si sta nuovamente partendo per combattere l’ennesima battaglia senza un adeguato esercito e senza le giuste armi”, ribadisce Susi.

L’insostenibilità di reggere da soli una situazione di aiuto ai cittadini per chi lavora nell’Emergenza Urgenza, nonostante i ripetuti allarmi lanciati nel tempo, lo testimoniano le dimissioni con decorrenza immediata dal 21 dicembre presentate da sette medici del Pronto Soccorso di Nuoro. Una decisione tanto eclatante quanto necessaria, l’ultimo gesto possibile per attirare l’attenzione di chi non ha voluto fin ora ascoltare le numerose e costruttive richieste di supporto. Una scelta certamente sofferta e senza precedenti. A Cagliari è stato chiuso il Pronto Soccorso dell’ospedale Santissima Trinità, convertito nuovamente in ospedale COVID. I medici di quel PS sono stati mandati nei due PS degli ospedali cittadini e non a Nuoro o a Oristano, dove è in corso una vera emergenza che per altro non è stata un mistero per nessuno.

A raccontare una situazione drammatica nella Regione è il dott. Salvatore Manca, Presidente Nazionale SIMEU, che da sempre lavora in Sardegna e con un passato in prima linea in Pronto Soccorso: “La Sardegna è messa peggio di tutta l’Italia per due motivi. Innanzitutto perché siamo un’isola e le persone non sarde difficilmente scelgono di venire a svolgere qui la professione. Anche i giovani medici che si sono specializzati in Sardegna, ricordiamo infatti che le graduatorie di accesso alle Scuole di Specialità sono nazionali, terminato il ciclo di studi tornano nelle proprie regioni”.

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