Lì, sotto la lanterna. Sogna il Genoa. Sogna la Sampdoria. Già, perché stasera, allo stadio Luigi Ferraris, si gioca la partita della stagione, la stracittadina che infiamma le menti e fa esplodere i cuori di ogni tifoso ligure. Acque amare in quel di Genova. Sponda blucerchiata, le vicende presidenziali di Massimo Ferrero non toccano direttamente la Sampdoria ma ne sfiorano l’animo e la tenuta mentale. A Genova non si vive bene neanche in casa Genoa, anche se i saluti di Enrico Preziosi, per molti, sono stati un sospiro di sollievo. 777 e Andrea Zangrillo a capo del nuovo ruolo genoano. Cambia il vento ma noi no, canterebbero i tifosi.
Che sia blucerchiato, adorno di berretto e pipa, capelli scompigliati e barba incolta, come vuole il tipico simbolo di fede doriana della Sampdoria, o che sia genoano a planare sulla gradinata, figlio del Genoa, metamorfosi del grifone dorato rossoblù, oggi il teatro del calcio italiano presenta l’atto assai atteso: il derby della Lanterna, il faro che illuminerà il rettangolo di gioco, diffonderà la luce nel buio circostante dell’amara situazione di oggi. Mai giorno potrebbe essere migliore. La luce del faro di Genova e i Santi in paradiso dei due club, caratterizzano ancor di più il derby più antico d’Italia, amplificando il pathos che ne deriva, accrescendo quel senso trascendentale, emozionale e magico che suscita questa vera e propria battaglia sportiva.
La Lanterna contesa tra Genoa e Sampdoria
Tutti i derby sono speciali, ma quello della Lanterna lo è di più. Si mette da parte l’idea di calcio giocato. Nessuno guarda alla squadra più forte, ai dettami tecnico-tattici, a chi siano i giocatori più validi che possono favorire una squadra piuttosto che l’altra. Il derby della Lanterna è mente e cuore, abbandono completo di ogni logica. Sono stati i protagonisti passati a raccontarcelo, i personaggi illustri di questa incredibile storia di calcio.
Potremmo citarne a migliaia, come Diego Milito, “El Principe”, unico attaccante ad aver segnato una tripletta nel derby: “I derby sono tutti belli, speciali, in ogni parte del mondo. Ne ho vissuti tanti ma a Genova si viveva diversamente, a Marassi è straordinario, emozioni bellissime, c’è una città che per sei mesi pensa a questa partita. Io arrivai ad agosto al Genoa col derby a dicembre, i tifosi mi chiedevano per strada solo del derby. Io pensavo: ‘Mancano ancora sei mesi!’. Il derby si vive così, è bellissimo, se ne parla per sei mesi prima e anche dopo”.
Gli attori che hanno vissuto questo palcoscenico, che sono stati protagonisti della stracittadina, sono stati marchiati dall’incredibile atmosfera del derby, abbagliati dalla Lanterna di Genova. Basti pensare a due maestri di calcio di un’epoca passata ma ancora viva nei cuori dei tifosi, come Vujadin Boskov, allenatore della Sampdoria scudettata della stagione 1990-91, che tra le tante massime ilari giunte sinora, era solito dire: “Non ho bisogno di fare la dieta. Ogni volta che entro a Marassi perdo tre chili”.
Come non citare Franco Scoglio, il Professore, uno dei personaggi più popolari del calcio italiano, un uomo che amava con fervore il Genoa, l’uomo che fu colto da infarto in una trasmissione televisiva, dopo aver parlato telefonicamente con il presidente del club, Enrico Preziosi. Un giorno disse: “Morirò, parlando del Genoa”. Così fu per il professore. Spesso identificava il suo calcio in percentuale: 47 per cento di tecnica, 30 per cento di condizione fisica, 23 per cento di psicologia. Diecimila persone parteciparono al suo funerale e siamo certi che la metà di questi erano coloro che vennero citati da lui in un’intervista: “Conosco 5000 volti della gradinata nord, i nomi no, ma i volti sì”.
La storia del derby tra Genoa e Sampdoria
Dall’anno 1946, che sancisce la nascita dell’Unione Calcio Sampdoria, il derby di Genova è stato un crocevia di emozioni e di aneddoti indimenticabili. Il tutto sotto la luce della Lanterna, il simbolo della città, che una volta era stagliata sulla piccola collina del Promontorio di S.Benigno, tanto per citare un altro santo, e proteggeva il golfo della città a ponente, segnalando imbarcazioni nemiche così da attivare le difese portuali.
Vogliamo ricordare i match più importanti. Il primo in assoluto venne stravinto dai doriani. La società in quel momento appena fondata vince per 3 – 0 contro un club come quello del Genoa che aveva già fatto la storia del calcio italiano con i suoi nove scudetti. Un brutto colpo. Mai però come quello successivo, dove i blucerchiati abbatterono il grifone, vincendo per 5 – 1, ancora oggi la vittoria più larga nel derby.
Indimenticabile fu quello del 1951 che condannò il Genoa alla serie cadetta, e quello della vendetta nel 1977. Il colpo di testa di Roberto Pruzzo, bomber indiscusso, spense la luce sulla Sampdoria, avviando il suo lento percorso verso la retrocessione. Arriva poi il periodo 80 e 90, quello del brasiliano Branco. Indimenticabile la sua punizione nel derby vinto 2–1 dal Genoa che divenne una cartolina di Natale, poi spedita dai tifosi rossoblù ai cugini perdenti.
I goleador sotto la lanterna
Furono gli anni più esaltanti per le squadre liguri. Gli anni della grande Sampdoria scudettata, con i gemelli del gol Gianluca Vialli e Roberto Mancini, delle ali Attilio Lombardo e Beppe Dossena, dello Zar della difesa Pietro Vierchowod e del portierone Gianluca Pagliuca. Furono gli anni del Genoa competitiva in Europa con il bomber Tomáš Skuhravý, detto “Fisico” vista la sua enorme stazza e del compagno di reparto Carlos Alberto Aguilera. Insieme ai già citati Roberto Pruzzo e Diego Milito, sono tuttora gli attaccanti più prolifici della storia del Genoa. Mille sono anche le curiosità che rendono ricco il background del derby. A partire dal gol al minuto 97 di Mauro Boselli nel Maggio del 2011, rete che sancì la retrocessione doriana. Come poi non citare “le gradinate”. Questo e altro per Genoa e Sampdoria.
I colori di Genova
Che belli i colori di Genoa e Sampdoria. Esistono solo al Marassi, nel resto degli stadi quei settori sono chiamate curve. Uno stadio che ancora oggi riconosce tifosi speciali come Damiano, il noto “vecchietto” di blucerchiato sempre vestito e dalle più di cinquecento trasferte. Famoso per quel suo immancabile tamburello e per l’amore viscerale verso la Doria. Citiamo anche una delle più grandi meteore del calcio italiano, ma marcatore nel derby: il primo calciatore giapponese ad aver giocato in serie A: Kazuyoshi Miura.
Segnò un solo gol, proprio nella stracittadina del 1994. Potremmo citarne davvero tanti altri, ma preferiamo concludere con le emozioni, grazie ad un pezzo di storia della musica italiana. Ecco perché questa partita non è come le altre. Immaginiamo che oggi, primo novembre, la musica dell’amato cantautore ligure risuoni dall’alto dei cieli, in mezzo ai santi del paradiso. Il match si giocherà di sera, non ci sarà il sole a illuminare il campo. Ma non serve. La luce che continuerà a illuminare lo stadio sarà quella del faro, che fa di Genova ogni giorno di più la sua città, tanto quanto il derby della Lanterna.