Nemici, avversari, colleghi, simpatizzanti, ammiratori. La love story politica fra Silvio Berlusconi e Giuseppe Conte si arricchisce di una nuova dichiarazione di stima, che parte proprio dalla bocca dell’avvocato pugliese.

Intervenuto a L’Aria che tira su La7 il leader pentastellato, impeccabile come suo solito (completo scuro, camicia candida, cravatta azzurra annodata con cura) ha deciso di fare l’occhiolino al leader di Forza Italia, rilanciando il nome del frontman azzurro in vista Quirinale: “Berlusconi ha avuto un grande consenso, ha interpretato il sentire del Paese, contribuito a spingere i partiti di destra verso una destra moderna e di governo”. E poi, la vera dichiarazione verso il Colle: “Non è scritto da nessuna parte che debba essere di una determinata provenienza politica”. Il Movimento 5 Stelle quindi vuole dire la sua e accarezza la possibilità di nominare davvero (l’allora) nemico storico del grillismo 1.0.

Berlusconi, Conte, Palazzo Chigi, il Covid

Per tornare al primo vero segnale della distensione fra l’avvocato e il Cavaliere, si deve tornare al febbraio 2020. Secondo il Corriere della Sera infatti, nella notte fra il 22 e il 23 di quel mese, Conte chiamò da Palazzo Chigi la residenza berlusconiana di Arcore, incassando una mano tesa dallo stesso leader forzista. Quasi due anni in cui i due, pur sedendo politicamente in scranni molto lontani fra loro, non si sono mai attaccati, anzi: Berlusconi ha più volte elogiato l’ex premier pugliese (“è davvero un moderato, uno che ci sa fare”) e il ministro Di Maio (“ha fatto passi da gigante, è diventato davvero bravo”). E i due hanno ricambiato l’affetto, come confermato dallo stesso fondatore di Forza Italia che, quando risultato positivo al covid-19 ha ricevuto molte manifestazioni di vicinanza, ricordando “come i Cinquestelle e la sinistra mi abbiano fatto sentire il loro affetto anche più di alcuni dei nostri”. Lo stesso Di Maio, intervistato dal Maurizio Costanzo Show ha tuonato: “Renzi e Salvini sono inaffidabili”. Non Berlusconi.

Berlusconi verso Conte fa storcere il naso

A tutto il centrodestra. Fra questi, anche al presidente della Regione Liguria, ed ex esponente di spicco in campo forzista, Giovanni Toti. A Restart 264 infatti il governatore ha messo sul chi va là lo stesso cavaliere: “Acquistando le simpatie grilline potrebbe perderne qualcuna nel centrodestra”.

Fra Conte e Berlusconi, Enrico Letta

Il leader del Partito Democratico, alleato giallorosso del Movimento 5 Stelle, in tutto guarda con curiosità a quanto sta accadendo intorno ai pentastellati, fresco del tramonto della candidatura di Giuseppe Conte al seggio delle suppletive di Roma, dopo l’elezione di Roberto Gualtieri a sindaco della Capitale. “Voglio entrare in Parlamento con un programma di governo nato dal basso e frutto del dialogo con i territori, dopo una campagna elettorale ampia e diffusa” le parole di Conte. A lui il segretario del PD risponde facendo spallucce in chiave governo: “Non cambia nulla in prospettiva. Mi sembrava che quel collegio meritasse una candidatura autorevole, anche se fuori dalla logica del rapporto con il territorio. Adesso il Pd romano proporrà il nome migliore”, chiosa Letta.

Matteo Renzi entra a gamba tesa

Il seggio di Roma riapre i colloqui. Colpo di scena. Italia Viva chiama PD e Movimento per proporre un nome comune per le suppletive. Elena Bonetti. L’attuale ministro per le Pari Opportunità (e una delle tre esponenti renziane che si dimise, trasformando la crisi del secondo governo Conte in una chiusura anticipata)  non è parlamentare ma solo esponente del governo (stavolta Draghi). Chissà se Letta e Conte approveranno il nome della 47enne quale unitario. Il telefono squilla…

Ma a Calenda non risponde nessuno

Il leader di Azione infatti ha confermato di aver cercato di contattare il segretario del Partito Democratico, e ha dato di fatto un mihi placet al nome di Elena Bonetti: “Bonetti è una persona molto valida, ma il tema è sempre lo stesso: vediamoci, parliamone e discutiamo”. Lo stesso Calenda aveva paventato la sua candidatura al collegio elettorale di Roma 1 ma anche lui, saputo del ritiro della candidatura di Giuseppe Conte, ha deciso di tirarsi fuori dalla corsa.