Ormai il tempo conosce percorsi noti. Sembra un attimo, ti volti ed è passato un anno. Milioni di lezioni potrebbero essere compiuti, ma alla fine “tempus fugit” è l’unica cosa da affermare. Lo stesso vale per Paolo Rossi, la cui morte ha sconquassato la quotidianità di un anno fa. Una dipartita nel silenzio della casa e nel clamore delle televisioni, in particolare negli occhi di chi quel “Pablito” l’ha vissuto. Attoniti sul divano, davanti allo schermo, c’eravamo tutti noi, gli stessi che qualche giorno prima avevano visto andarsene Diego Armando Maradona. Tutti via all’improvviso, come d’improvviso sanno fare i veri attaccanti. Colpire d’istinto, come un predatore. Come tutto questo, caro Pablito, te ne sei andato. A un anno dalla morte di Paolo Rossi, oltre al dolce ricordo di chi ci ha fatto gioire, non resta che ripercorrere le gesta del Mundial 1982, quello della terza stella sul petto dell’Italia calcistica.

Un anno dalla morte di Paolo Rossi: il Mundial 1982, il Mundial di Pablito

Soltanto un anno fa il Paese diede l’ultimo saluto al suo Pablito, eroe del Mundial 1982 vinto dalla Nazionale in terra spagnola, sotto il cielo di Madrid. Gran parte del merito, bisogna dirlo, lo si deve a chi ha segnato gol a grappoli, precisamente sei marcature destinate a entrare nella storia. Ce le ricordiamo tutti, anche chi è nato dopo. Paolo Rossi si tratta del “pichichi” della competizione, colui il quale colpì ognuno per la tenacia con cui ribaltò i dubbi degli italiani dopo un girone giocato male e con poco profitto.

Furono tre i gol nell’ultima partita della seconda fase a gruppi contro il Brasile favorito, formato da campioni come Zico, Falcao, Socrates e Eder. L’Italia lo batté in una delle partite più belle della storia dei Mondiali, con tre gol di Paolo Rossi, la sua tripletta. Dopo quella tripletta tutti cominciarono a chiamarlo nuovamente “Pablito”, epiteto affibbiato già ai Mondiali del 1978. Paolo Rossi non si ferma più. Due gol nella semifinale contro la Polonia e un gol nella finale di Madrid contro la Germania Ovest. Diventa capocannoniere del torneo con sei reti, con la coppa del mondo sotto braccio e il Pallone d’Oro al suo fianco.

Paolo Rossi è stato l’emblema di un’intera generazione di italiani, quel vanto all’estero che sa di riscatto sociale. Nasce nella provincia e arriva in alto, svettando di testa come un’aquila sopra le vette dei monti più alti. Uomo buono e genuino, con un solo appetito: quello della rete, del gol, procacciato sempre con rabbia mite. Paolo Rossi, nel 1982, ha scritto una grande storia d’amore. Paolo Rossi era un ragazzo come noi”. L’Italia, caro Pablito, gioirà per sempre con te e per te.