Il conto alla rovescia per la partita del Quirinale è praticamente iniziato. La convocazione del Parlamento in seduta comune potrebbe arrivare poco dopo la metà di gennaio ma le manovre di palazzo sono già tratteggiate. Sul tema si è espresso Giovanni Toti, vicepresidente di Coraggio Italia.

Il nodo Quirinale

Il nodo del Colle sembra più intricato del solito e il nome di Mario Draghi è sempre in pole position ma chissà se quei minuti di applausi e quelle grida “bis, bis” alla Scala rivolti verso il presidente Mattarella riusciranno a smuovere qualche cosa in questo senso. Se lo chiede in particolare Giovanni Toti, presidente della Liguria e leader di Coraggio Italia, intervenuto alla trasmissione Restart 264 su Cusano Italia TV.

Per il governatore Toti la sfida del presidente della Repubblica dovrebbe essere per i partiti un’occasione per dimostrare maturità. La medesima maturità che ha portato alla definizione dell’attuale compagine di governo, caratterizzato da un campo largo e inclusivo. “La strada da percorrere è quella del dialogo e dell’inclusività, non dei ‘braccio di ferro’ o delle sfide aperte al terzo o al quarto voto”. Ed è proprio in questo solco che si sta muovendo il vicepresidente di Coraggio Italia.

Una nuova compagine di centro

Si parla di una federazione a livello parlamentare che riunisca in un’unica compagine le forze di centro. Da Matteo Renzi (Italia Viva) a Carlo Calenda (Azione), da +Europa a Noi con l’Italia. Insomma una cultura politica che vuole essere autorevole, pragmatica, atlantista e liberale. Una serie di valori che, secondo Giovanni Toti, potrebbe raccogliere oltre il 10% dell’elettorato.

E Berlusconi in tutto ciò? Per Toti, uno degli ex forzisti in passato più vicino al Cavaliere, “Forza Italia farebbe bene a misurarsi con questa sfida, se non fosse un po’ autoreferenziale nel considerarsi, seppure con percentuali a una cifra, l’unica esponente che può parlare per il centro”. Inoltre, secondo il governatore della Liguria, l’ex presidente del Consiglio dovrebbe andarci cauto con le politiche trasformistiche di campagna elettorale per il Colle. Nello specifico il riferimento è all’apertura di Berlusconi nei confronti del Movimento Cinque Stelle perché avverte “acquistando le simpatie grilline potrebbe perderne qualcuna nel centrodestra”.