Catturato l’orso marsicano Juan Carrito. Era diventato troppo confidente ed era stato ribattezzato ”l’orso dei social”, fotografato e filmato quasi di continuo, una vera e propria per le sue continue “scorribande” nel centro storico di Roccaraso (L’Aquila).
L’animale, munito di radiocollare, ha due anni ed è figlio dell’orsa Amarena, madre di altri tre cuccioli, ora adulti.
Presenza fissa nel centro di Roccaraso dove era solito rinfrescarsi alla fontana e scorpacciate di biscotti dentro la pasticceria del paese, oramai, quasi ogni giorno Juan Carrito visitava negozi e scantinati alla ricerca di cibo.
Le operazioni di cattura dell’orso Juan
Le operazioni di recupero si sono svolte con l’ausilio dell’elicottero dei Carabinieri. A condurre le operazioni veterinari, tecnici dell’ente Pnalm e guardiaparco. I primi tentativi sono andati a vuoto. Poi Juan Carrito è stato preso con un’esca (delle mele) introdotta all’interno di un tubo cilindrico di metallo con coperchio a scatto e meccanismo di allarme. Una volta entrato nel piccolo spazio è stato subito narcotizzato. È stato poi un elicottero dei carabinieri a trasferirlo in un’altra area del Parco nazionale d’Abruzzo, in mezzo ai boschi. Secondo alcune indiscrezioni l’orso sarà trasferito in un’area tra Pescasseroli e Pescina, in una zona della Marsica.
L’operazione di questa mattina era programmata da settimane anche in vista dell’apertura della stagione invernale: Roccaraso è la più grande stazione sciistica dell’Appennino e si appresta ad accogliere i tanti appassionati della montagna e della neve che da Lazio, Campania, Puglia, Umbria e Marche trascorreranno qui le loro vacanze invernali.
Alcuni esemplari catturati e uccisi in Valtellina
Gli orsi a spasso per i monti della Valtellina più che dedicarsi agli uomini, hanno preso di mira le pecore al pascolo negli alpeggi. Nel giugno del 2020 sei animali sono stati sbranati a Mazzo, qualche giorno prima altri quattro ovini erano stati uccisi nella zona di Grosio.
Nel maggio scorso, invece, un orso era stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza a Livigno. Nelle immagini si vedeva l’animale che rovistava all’interno di alcuni cassonetti lungo la strada, alla ricerca di cibo.
Incontri a lieto fine
La recrudescenza degli attacchi all’uomo è storia degli ultimi anni. Prima degli assalti avvenuti a partire dal 2014 in Italia per un secolo e mezzo non era stata registrata alcuna aggressione. Rari i casi di attacco anche nei paesi più freddi.
Una storia a lieto fine quella di Alessandro. E’ accaduto nell’agosto del 2020 a Sporminore, in Trentino. A un ragazzino di 12 anni, Alessandro, si è parato di fronte un bell’esemplare di orso. Il giovanissimo escursionista, si è voltato e si è allontanato, raggiungendo i familiari, avendo cura di chiedere alla mamma di girare un video con il telefonino. Tutto bene: l’animale, dopo aver seguito per qualche secondo Alessandro, ha cambiato strada.
Una convivenza millenaria
L’uomo e l’orso bruno comune o eurasiatico convivono da migliaia di anni. Ma il rischio zero non esiste. «L’orso è ovunque una specie simbolo», afferma Marco Galaverni, di WWF Italia, «ma è anche una specie in pericolo critico, con solo due popolazioni isolate di poche decine di individui, sulle Alpi e in Abruzzo. È una specie tutelata, ma può diventare “problematica” se l’uomo non si comporta correttamente: per esempio se gli lascia a disposizione del cibo non custodito, che attira gli animali, o se frequenta le zone più delicate del suo areale nei momenti critici per la specie.»
Ma abbattere un orso problematico non è mai una soluzione, aggiunge Galaverni. La coesistenza tra uomo e orso è possibile, ma «si costruisce giorno per giorno con informazione capillare, prevenzione e comportamenti corretti. E ricordandosi sempre che il rischio zero non esiste, ma che tutelare l’orso significa tutelare l’intero ecosistema: da una natura in salute dipendono le basi della nostra stessa sopravvivenza».