La vicenda di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Unviersità di Bologna rinchiuso in un carcere in Egitto da oltre 22 mesi, si arricchisce di un nuovo colpo di scena. Il trentenne infatti è stato scarcerato ma non assolto dai reati a lui ascritti dal giudice monocratico del tribunale di Mansura.

L’udienza di Patrick Zaki

A Mansura stamane si è tenuta la terza udienza del processo al giovane studente. Un’udienza lampo, durata davvero una manciata di minuti: la legale di Patrick Zaki, Hoda Nasrallah, ha chiesto l’acquisizione di altri atti per dimostrare sia una presunta illegalità durante l’arresto del 7 febbraio 2020 e sia la correttezza dell’articolo sui copti alla base del processo. Fra gli atti richiesti, anche le telecamere dell’aeroporto del Cairo per certificare l’arresto avvenuto non a casa di Zaki bensì nei terminal. Dopo l’intervento della legale l’udienza è stata sospesa. Secondo i media locali, l’udienza sarebbe durata in totale 4 minuti. 240 secondi per decidere il destino del giovane Patrick.

E ora?

Zaki non è stato assolto, ma verrà rilasciato dalla sua detenzione fra stasera e domani. Dovrà ricomparire davanti al tribunale il prossimo 1° febbraio, a quasi due anni di distanza dal suo arresto. Secondo fonti vicine a Zaki, l’ordine di scarcerazione sarebbe stato già firmato. Di certo lascerà il carcere di Mansura, dove è stato trasferito recentemente dal penitenziario di Tora.

Le accuse

Zaki è accusato di diffusione di false informazioni attraverso articoli giornalistici. Per questo fu bloccato appena atterrato in Egitto dalle autorità del Cairo e condotto immediatamente in carcere. Era il 7 febbraio 2020. Da quel momento, una prigionia lunga 22 mesi. L’Ansa ricostruisce tutta la vicenda: Patrick era stato arrestato il 7 febbraio del 2020 tornando in Egitto per una vacanza e i 19 mesi di custodia erano stati giustificati con accuse di propaganda sovversiva fatta attraverso dieci post su Facebook. Il rinvio a giudizio è avvenuto invece per “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” sulla base di tre articoli scritti da Zaki, tra cui uno del 2019 sui cristiani in Egitto perseguitati dall’Isis e discriminati da frange della società musulmana. Il ricercatore e attivista rischia fino a cinque anni di carcere.

La vicinanza dell’Italia a Patrick Zaki

In aula era presente anche una delegazione internazionale. Unione Europea, funzionari delle ambasciate di Stati Uniti, Spagna e Canada, due ambasciatori italiani, per certificare la vicinanza dell’Italia e del mondo allo studente. “Bene, bene, grazie” sono state le parole di Patrick al nostro staff diplomatico, condito da un pollice in su, a dimostrazione del suo stato di buona salute. Secondo quanto si apprende, Patrick ha potuto parlare brevemente sia con i nostri diplomatici, ringraziandolo per il sostegno mostrato dal nostro Paese, sia con Hela e George, i suoi genitori.

La sua città italiana, Bologna accoglie con gioia la notizia della scarcerazione di Patrick Zaki. “La notizia che tanto aspettavamo”, twitta il sindaco Matteo Lepore. “Speriamo presto di poterlo riabbracciare qui a Bologna”, aggiunge il primo cittadino.