“Il Mediterraneo è un cimitero senza lapidi, sembra uno specchio di morte”. Lo ha detto Papa Francesco in visita questa mattina tra i migranti richiedenti asilo a Lesbo. Bergoglio è tornato nell’isola greca, dove era stato nel 2016, proprio per incontrare i tanti profughi che lì vivono in condizioni disumane.
La visita a Lesbo
Nella penultima giornata del suo viaggio a Cipro e in Grecia, papa Francesco ha visitato oggi i rifugiati fermi nell’isola di Lesbo. Il Pontefice si è recato nel ‘Reception and Identification Centre’ in località Mavrovouni, l’area attrezzata per l’accoglienza dei rifugiati a Mytilene, capoluogo dell’isola. Il Papa si è diretto a piedi verso il luogo della cerimonia intrattenendosi lungo il tragitto con i profughi in sua attesa, accarezzando in particolare i tanti bambini, spesso molto piccoli.
“Guardiamo i volti dei bambini e vergogniamoci”, così Papa Francesco ha usato parole forti per scuotere tutti di fronte alla tragedia dei migranti, che sembra sempre sfumare sullo sfondo, anche della pandemia.
Le politiche sui migranti
Dall’isola di Lesbo, in Grecia, dove ha visitato un campo profughi, il Pontefice è tornato a condannare il vecchio continente per le sue politiche sui migranti. Lesbo è infatti una tappa della rotta balcanica per entrare in Germania.
Papa Francesco ha chiesto “politiche di ampio respiro” perché, ha spiegato: “la migrazione è un problema del mondo, una crisi umanitaria che riguarda tutti”. La storia “lo insegna – ha continuato – ma non lo abbiamo ancora imparato. Non si voltino le spalle alla realtà, finisca il continuo rimbalzo di responsabilità, non si deleghi sempre ad altri la questione migratoria, come se a nessuno importasse e fosse solo un inutile peso”.
Nel suo discorso, Francesco ha, inoltre, amaramente constatato che, dopo cinque anni dalla sua precedente visita a Lesbo, “sulla questione migratoria poco è cambiato”. E guardando al Mediterraneo, che il Papa spesso definisce il più grande cimitero a cielo aperto, ha lanciato l’appello per fermare “questo naufragio di civiltà”.
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