La storia senza tempo di West Side Story, leggendario musical di Broadway portato al cinema nel 1961 da Robert Wise, rivivrà quest’anno nel remake firmato da Steven Spielberg.
Dopo la premiere di New York, la pellicola arriverà nei cinema italiani il 16 dicembre e i protagonisti di questa nuova versione saranno Ansel Elgort (Tony) e Rachel Zegler (María), mentre Rita Moreno sarà l’unica attrice del film originale a tornare nel remake, questa volta nel ruolo di Valentina, proprietaria del negozio in cui lavora Tony.
È lo stesso Spielberg a spiegare i motivi che lo hanno spinto a dirigere il rifacimento di un simile classico.

Steven Spielberg: “West Side Story parla alla mia infanzia”

West Side Story racconta l’amore tra Tony e Maria, due ragazzi appartenenti a due gruppi rivali, divisi dall’odio razziale, i Jets e gli Sharks, rispettivamente americani e portoricani.

Una storia ispirata a Romeo e Giulietta di Shakespeare che Spielberg ha conosciuto quando era bambino, senza più riuscire a dimenticarla.
“Ho sempre voluto fare un musical e volevo capire quale fosse il progetto giusto”, ha raccontato il regista. “A quel punto – prosegue – mi sono ricordato di quando avevo 10 anni e ascoltai per la prima volta l’album di West Side Story, che sarebbe rimasto come un’ossessione per me. Ora sono finalmente riuscito a realizzare quel sogno e a mantenere la promessa che feci a me stesso di dirigere il mio West Side Story”.

Una storia che parla purtroppo al presente degli Stati Uniti

In un’epoca segnata dalla morte di George Floyd e dal movimento Black Lives Matter che ne è nato per dare voce e risalto alle ingiustizie subite dalla comunità afroamericana (e che hanno avuto giusta eco anche in Europa, arrivando a influenzare anche i Campionati Europei di calcio), Spielberg è convinto che le divisioni e i conflitti raccontati da West Side Story siano purtroppo ancora attuali nel suo paese. La sceneggiatura del suo film è stata, infatti, ispirata proprio da quanto è cambiato in questi anni ma anche da tutte le cose che non sono ancora cambiate.
“Le divisioni tra persone che la pensano in modo diverso sono vecchie come il mondo – spiega il regista – e il conflitto tra gli Sharks e i Jets nel 1957 era molto profondo. Tuttavia, temo non fosse così profondo come le divisioni che viviamo oggi in America. Nei cinque anni in cui abbiamo scritto la sceneggiatura, ci siamo resi conto che i problemi erano diventati molto più grandi di quanto non fossero allora. Tutto ciò ha tristemente reso la storia di queste tensioni razziali forse anche più rilevante per il pubblico di oggi di quanto non lo fosse per quello del 1957”.
Tuttavia, Spielberg ritiene che anche il messaggio di amore e speranza contenuto nella pellicola può essere altrettanto attuale e prezioso per il pubblico. “Questa vicenda è in grado di parlare a ogni generazione. Ci dice che l’amore supera ogni divisione e può permetterci di comprendere anche chi apparentemente è più lontano da noi. È senza tempo – conclude il regista – nel senso che va ricordata e resa attuale ogni volta che possiamo”.

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