Il semestre bianco è già cominciato (il 3 agosto, ndr). Il Parlamento è in fibrillazione. Ma nessuno ne parla apertamente. Da settimane ormai si vocifera della prossima grande scadenza della politica italiana: la nomina del nuovo Presidente della Repubblica. L’attuale inquilino del Quirinale, Sergio Mattarella, sta concludendo il suo mandato settennale: l’attuale Capo dello Stato è stato infatti scelto nel 2015, entrando in carica il 3 marzo di quell’anno dopo una carriera politica di tutto rispetto. Mattarella infatti è stato deputato per sette legislature e più volte ministro, nonché vicepresidente del Consiglio dei ministri e giudice della Corte Costituzionale.
Il PD vuole eliminare la possibilità di un secondo mandato
La proposta dei Dem arriva dal Senato dove Luigi Zanda e Dario Parrini hanno presentato una proposta di riforma della Costituzione in cui si ribadisce l’unicum del mandato presidenziale: il Presidente della Repubblica potrà rimanere in carica solo 7 anni e non potrà essere rieletto. Con questa proposta si andrà quindi a modificare il secondo comma dell’articolo 88 della nostra carta costituzionale e verrebbe meno proprio il semestre bianco. Eppure c’è chi, al Nazareno, fa un tifo sfrenato affinché al Quirinale nessuno debba traslocare.
Cos’è il semestre bianco
L’articolo 88 della Costituzione parla chiaro: “Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura“. Questo fu deciso per impedire una situazione di forzature da parte di un’ipotetico Capo dello Stato alla ricerca di un secondo mandato al Quirinale. In questo modo si è pensato di arginare le possibili pressioni sulle Assemblee oppure dell’ipotesi di un’azione a sorpresa quando il settennato è all’epilogo, impedendo così al Quirinale di sciogliere un Parlamento a lui ostile per optare in due Camere a lui favorevoli. Portando ad oggi questo discorso, dallo scorso 3 agosto Sergio Mattarella non ha più questa facoltà, cessando l’incarico il prossimo 3 marzo.
Le reazioni dal Quirinale
La proposta dei Senatori Zanda e Parrini si inserisce nella presa di posizione, già nota da diverso tempo, di Sergio Mattarella: più volte il Presidente della Repubblica ha declinato, talvolta anche con toni istituzionalmente molto rigidi, la possibilità di una sua riconferma al Colle. C’è chi spera, come detto, che Mattarella possa accettare l’ipotesi di un secondo mandato, anche temporaneo. Ma dal Colle trapela un certo “stupore” su queste illazioni (i quirinalisti però riferirebbero di una profonda irritazione personale, tradotta con un termine più istituzionale).
Il caso unico: Giorgio Napolitano
Proprio il predecessore di Sergio Mattarella fu l’unico Presidente della Repubblica investito di un secondo mandato, seppur non completato: Giorgio Napolitano, 11° Capo dello Stato, fu infatti riconfermato al Quirinale dopo il settennio 2006-2013. Rimase al Colle fino al 14 gennaio 2015. Sotto di lui passarono diversi governi e ben 5 presidenti del Consiglio dei ministri: Romano Prodi, Silvio Berlusconi, Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi. Napolitano ottenne, su richiesta di diverse forze politiche, la rielezione al sesto scrutinio battendo il giurista Stefano Rodotà, scomparso nel 2017. Nonostante l’indisponibilità dichiarata da Napolitano, le varie forze politiche entrano in un vero e proprio stallo: per questo, il Capo dello Stato torna sui suoi passi e viene riconfermato. Annuncerà le sue dimissioni nel discorso di fine anno alla Nazione, il 31 dicembre 2014.
I candidati al Quirinale per il dopo-Mattarella
Donne e senatori
Tanti i nomi ventilati per il trasferimento al Palazzo del Quirinale. E da diverso tempo: fra i più apprezzati c’è sicuramente Pier Ferdinando Casini, ex leader dell’UDC e attualmente senatore in carica. Sarebbe un nome molto apprezzato dalla schiera dei centristi – in un periodo di grande fermento – e a cui alcune personalità della politica, ad esempio Matteo Renzi, non si opporrebbero.
C’è anche chi propone una donna: da sinistra si fa il nome di Rosy Bindi, ma più quotato sembra essere il nome dell’attuale ministro della Giustizia, Marta Cartabia, tanto per la sua giovane età (neanche 60 anni) quanto per il suo percorso istituzionale, che l’ha portata ad essere Presidente emerito della Corte Costituzionale.
I giuristi
Fra i giuristi emerge anche il nome dell’83enne Giuliano Amato. Classe 1938, pluri-ministro e presidente del Consiglio, il suo nome si palesa quando si ipotizza un settennato a metà, con la possibilità che lo stesso Amato rimanga in carica solo per qualche anno. Ma anche quello di Sabino Cassese, di tre anni più grande rispetto al menzionato Amato. Si tratterebbe quindi di una scelta tecnica, o meglio di scegliere un tecnico e non un profilo prettamente politico.
Le proposte del centrodestra
Fra gli ultra ottuagenari c’è anche un profilo politico: Gianni Letta. Farebbe abbastanza felice il PD (ed Enrico, suo nipote) e il centrodestra non si opporrebbe più di tanto. Altro nome da centrodestra è Marcello Pera, filosofo e presidente emerito del Senato, e leggermente più giovane del trio precedente.
Silvio Berlusconi però ci crede ancora. Il suo sogno, dopo anni di politica e di guida del Paese, è proprio quello di trasferirsi da Arcore al Quirinale. Ipotesi che potrebbe prendere corpo dalla quarta votazione in poi, quando basterà la maggioranza assoluta per ottenere il mandato. Fino alla terza votazione infatti servono i 2/3 dei voti delle due Camere e di tre delegati per ogni Regione, salvo la Valle d’Aosta che ne ha uno solo.
L’ipotesi che piace a tutti, ma non piace a nessuno
Spicca però per meriti e ambizione – tenuta nascosta – anche l’attuale presidente del Consiglio Mario Draghi: secondo alcuni retroscena, l’ex presidente della Banca Centrale Europea sarebbe così desideroso di traslocare da Palazzo Chigi verso il Quirinale che sarebbe pronto addirittura a dimettersi dopo l’approvazione della legge di bilancio.