E’ il turno dei bambini. L’Aifa dà l’ok alle somministrazioni tra i 5 e gli 11 anni: quasi 3 milioni e 700 mila bimbi. Si parte con le prime iniezioni a ridosso del Natale, il 16 dicembre come confermato da Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità. La commissione Tecnico Scientifica di Aifa ha approvato l’utilizzo del vaccino Comirnaty (Pfizer) per questa categoria. L’obiettivo del ministero della Salute è arrivare al 70% di copertura, come per la fascia 12-19. Si tratterà di una somministrazione ridotta: “un terzo del dosaggio autorizzato per adulti e adolescenti e con formulazione specifica. La vaccinazione avverrà in due dosi a tre settimane di distanza l’una dall’altra”, spiega su Una Mela al Giorno il Prof. Guido Castelli Gattinara, pediatra dell’Istituto per la salute del Bambino Gesù. Uno dei timori più diffusi tra i genitori che nelle prossime settimane dovranno decidere se sottoporre o meno i propri figli al vaccino anti-COVID Cominarty (Pfizer).
Vaccino per bambini, perché è necessario?
Sullo sfondo di una comunità scientifica non compatta sulla scelta di somministrare il vaccino ai bambini, la vera sfida dei pediatri è convincere i genitori sull’utilità:” E’ vero che la malattia nei bambini è meno grave, ma anche loro si ammalano. Trentasei bambini sono morti in questa pandemia, anche loro possono finire in terapia intensiva, il long covid è presente anche in questa fascia d’età. Pertanto fare il vaccino può evitare tutto questo, al contrario il rischio di complicanze gravi per il vaccino non ci sono, vaccino porti alla morte dei bambini” ribadisce Gattinara. A confermarlo anche il Comitato Tecnico Scientifico: “la sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-c) può richiedere anche il ricovero in terapia intensiva”. Dati alla mano: 300mila casi di infezioni tra i ragazzi, 36 decessi fino ai 18 anni, un numero eccessivo, anche se è molto basso rispetto agli adulti. I vaccini nascono per stimolare una risposta immunitaria, ma non stressano il nostro sistema immunitario. Altro dubbio da sfatare è sugli effetti a lungo termine delle vaccinazioni anti-COVID.
Per bambini ci possono essere effetti a lungo termine?
Anche qui un falso mito da sfatare. Non esistono gli effetti a lungo termine quando parliamo di vaccini. “L’RNA del vaccino è eliminato dopo poche ore dall’inoculo, dopo che ha fatto la sua funzione di stampo per i linfociti e gli anticorpi di difesa». Il vaccino, in pratica, funge da “stampo” per fare riconoscere quegli epitopi antigenici (le strutture della proteina spike del virus) al sistema immunitario e indurlo a montare una risposta protettiva specifica, contro tutto il virus. «Il vaccino è come un pezzo di motore – rimarca Gattinara – che io do al meccanico per costruire una chiave inglese che possa ripararlo se si dovesse rompere. Non è possibile pensare che la chiave si metta in moto». La vaccinazione pertanto ha solo vantaggi per i bambini a partire dalla possibilità di frequentare la scuola e condurre una vita sociale connotata da elementi ricreativi ed educativi, importanti per lo sviluppo psichico e della personalità in questa fascia di età. Una precisazione importante: la partenza della somministrazione per gli under 12 non cambierà la disciplina della Certificazione verde. Il Green Pass continuerà a non essere obbligatorio per i bambini in questa fascia d’età.
Potete rivedere la puntata andata in onda su Una mela al Giorno qui