Uno studio anglo-americano compiuto in sinergia tra Galles e Usa ritiene di aver verificato quale sia “la causa scatenante” dei coaguli di sangue ovvero trombi estremamente rari conseguenti all’inoculazione del vaccino di AstraZeneca sviluppato dall’Università di Oxford.
AstraZeneca e trombosi: causa e prima segnalazione
La prima a fornire la segnalazione dei casi di trombi è stata la Germania, tramite l’Università di Greifswald che ha rintracciato la trombocitopenia trombotica immunitaria indotta da vaccino (VITT). I ricercatori tedeschi hanno condotto la ricerca per mesi fino allo scorso 21 aprile quando hanno pubblicato una possibile correlazione che individuava in un componente il possibile innesco della trombosi.
Lo studio dell’Università di Cardiff
Oggi, come riferito dalla Bbc, gli studiosi angloamericani hanno dimostrato “come una proteina del sangue si unisca ad un componente chiave del vaccino” potrebbe rappresentare l’innesco di una reazione a catena che coinvolge il sistema immunitario e che può culminare in pericolosi coaguli.
Si chiama Alan Parker uno dei ricercatori dell’Università di Cardiff che ha dichiarato all’emittente britannica: “Quello che abbiamo è la causa scatenante (the trigger, lo ha definito), ma ci sono molti passaggi che devono accadere dopo“. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science Advances.
I dati dello studio e le prospettive
Sarebbero 73 i decessi a cui sono state associate le trombosi verificatesi nel Regno Unito, a fronte di 50 milioni di dosi di vaccino somministrate nel Paese. A questo proposito Parker ha ricordato che non sarebbe mai stato possibile prevedere quanti decessi potessero avvenire nel periodo che lo studio include: “dobbiamo ricordare il quadro complessivo e il numero di vite che questo vaccino ha salvato”, ha detto il ricercatore della Cardiff University.
Allo studio hanno partecipato progressivamente anche ricercatori di AstraZeneca e una delle portavoci dell’azienda sostiene che sebbene la ricerca non sia definitiva, offre elementi interessanti. Ad ogni modo AstraZeneca sta esaminando soluzioni per sfruttare questi risultati al fine di eliminare questo raro effetto collaterale.
Vedi lo studio pubblicato sulla rivista Science.
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