Vaccini covid bambini: in arrivo la decisione di Aifa. Dopo che Ema ha approvato il preparato di Pfizer-BioNtech per la fascia 5-11 anni, in Italia si attende il parere dell’Aifa per procedere con la vaccinazione che dovrebbe partire il 23 dicembre. Il Prof. Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, è intervenuto sul tema ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Vaccini covid bambini

“Io mi sento di dire che il vaccino tra i 5 e gli 11 anni è sicuramente un’opportunità -ha affermato Bassetti-. Uno su 7 dei bambini può avere il long covid, quindi il rischio non è zero, anche se non è uguale a quello degli adulti. Le scuole potrebbero diventare più sicure se i bambini fossero vaccinati. E infine questi vaccini potrebbero contribuire all’immunità di gregge che si può raggiungere solo con tutte le fasce di popolazione vaccinate. I genitori, in accordo con i pediatri, decideranno se vaccinare o meno i loro figli. Io se avessi un figlio tra i 5 e gli 11 anni non avrei alcun dubbio a vaccinarlo. Non mi piace che ci siano due pesi e due misure, quando sento dire che tutti gli altri vaccini vanno bene e questo no. E’ un concetto sbagliato dal punto di vista medico-scientifico. O si è per i vaccini sempre o non lo si è mai”.

Variante Omicron

“Mi pare che abbiamo sostanzialmente ridimensionato un problema che fino a qualche giorno fa sembrava la fine del mondo –ha dichiarato Bassetti-. C’è stato un corto circuito informativo, forse è stato più problematico per la politica e per l’economia che non per i medici. I sudafricani hanno segnalato di aver isolato questa variante, ma ci hanno detto che i sintomi dei pazienti che avevano osservato erano molto lievi. Il virus sta mutando e lo fa in un Paese in cui ci sono pochi vaccinati. Questo significa che bisogna vaccinare e significa anche che, anziché avere sempre una variante che oltre ad essere più contagiosa è anche più rapida nell’evoluzione clinica, questa volta sembra non essere così. Il problema esiste e la soluzione è la vaccinazione, che non può essere solo quella nei Paesi ricchi. Le aziende farmaceutiche, che stanno guadagnando tonnellate di miliardi, per ogni vaccino acquistato dai Paesi ricchi dovrebbero donarne uno ai Paesi poveri. Nella lotta al virus non ci sono Paesi di serie A e di serie B, siamo tutti in Champions League”.