Parlando di malasanità dobbiamo iniziare col dare una definizione al termine “Qualità nella Sanità “. Per semplicità useremo il metodo delle 5 G:
Giusta cura
Giusto Paziente
Giusto posto
Giusto tempo
Giusto costo.
Ottenere questi risultati è però spesso difficile e complesso, ed è alquanto problematico riprodurli in modo diffuso e costante. Ma prima di apportare modifiche, cambiamenti, miglioramenti, dobbiamo decidere se effettivamente simili modifiche siano realmente necessarie, dove e come realizzarle. Se non siamo a conoscenza dei nostri errori, dei nostri limiti e delle modalità da cui scaturiscono, difficilmente saremo in grado di migliorare. Uno dei principi basilari di gestione della qualità recita: “Se non si misura non si può controllare. Se non si può controllare non si può gestire. Se non si può gestire non si può migliorare”. (1). Partiamo quindi dall’analisi di alcuni dati per capire se la discussione che stiamo avendo oggi, ha dei presupposti validi.
Malasanità: Dati, cause, costi
- Ogni anno nel mondo abbiamo circa 2,6 milioni di morti evitabili. Seri danni sono riscontrati in 134 milioni di pazienti .
- In USA si riscontrano tra le 250.000 e 450.000 vittime su un totale di 36 milioni di ricoveri (2) (dati dell’AHA – American Hospital Association). Il costo aggiuntivo per gli errori sanitari si aggira intorno ai 30 miliardi mentre l’ inefficienza sanitaria causa una perdita di +750 miliardi di $, circa il 30% della spesa sanitaria totale.
- In Europa le morti evitabili sono circa 1 milione.
- In Italia i morti per malasanità sono circa 45.000/anno, su un numero totale di ricoveri di oltre 8 milioni (3) (dati Ministero della Salute). 22.5 miliardi vengono spesi per ovviare ad errori medici. La spesa sanitaria italiana totale è di circa 150 miliardi/anno.
In sintesi i più importanti problemi della Sanità sono: numero di morti ed errori evitabili, inefficienza e costi ormai fuori controllo.
L’intervista
Riguardo al tema della malasanità il Prof. Claudio Loffreda-Mancinelli, specializzato in Anestesia e rianiamazione presso la University of Pittsburgh, ci ha tenuto a sottolineare ulteriori elementi fondamentali nel corso dell’intervista rilasciata ai microfoni di Radio Cusano Campus nel programma Genetica Oggi condotto da Andrea Lupoli.
Ma cosa rappresentano realmente questi dati?
Soffermiamoci sui dati Italiani che sono statisticamente simili a quelli del resto del mondo, almeno quelli relativi ai paesi industrializzati. Il 5,2% dei ricoverati negli ospedali italiani subisce un “evento avverso” (un errore che provoca danni alla salute); il 9,2% di questi errori conduce al decesso del paziente. Dunque, i morti per malasanità sono 45.000 mila l’anno, contro 2.395 morti in incidenti stradali (4), e circa 1500 morti sul lavoro (5).
È chiaro che il 5,2% degli eventi avversi ci conferma che il 94,8% dei pazienti avrà un decorso ospedaliero senza incidenti causati. Questo dato che però non soddisfa o sarà di conforto più di tanto per coloro che patiranno quegli incidenti. E qui dobbiamo nuovamente sottolineare che stiamo parlando di errori evitabili.
Ma questi errori allora sono causati da personale non qualificato?
Non necessariamente, anzi nella stragrande maggioranza dei casi, la realtà è ben diversa e più complessa. Se ci trovassimo difronte solo a poche “mele marce”, la soluzione del problema sarebbe molto più semplice. Basterebbe individuare queste persone ed eliminarle. Il problema è che nella stragrande maggioranza dei casi ci troviamo difronte a cio’ che noi definiamo: Fallimento del sistema o System failure per gli autori anglosassoni. In pratica, nonostante tutte le regole, i protocolli, le responsabilità dei singoli, si viene a creare il cosiddetto fenomeno groviera, in cui, a causa del mancato controllo fatto in serie, si produce l’errore. Mi spiego meglio: se io medico ho intenzione di prescrivere 0,5 mg di digitale , la digitale è un farmaco utilizzato in alcune patologie cardiache, da dare per via endovenosa, ma scrivo, per errore, invece 5mg o 0,5 gr., quest’errore dovrebbe essere scoperto dal farmacista che dispensa il farmaco, o dall’infermiera che lo somministra. Se questi sistemi di sicurezza non vengono attuati, per stanchezza, superficialità, sbadataggine, allora si arriva all’errore. Ecco quindi l’importanza di protocolli la cui applicazione deve essere scrupolosa.
Tali problematiche avvengono anche in altri campi, in altre industrie?
Forse in alcuni campi, certamente non in organizzazioni ad alta affidabilità. E la Sanità dovrebbe fornire alta affidabilità.
Quali sono le organizzazioni ad alta affidabilità?
Parliamo del nucleare, dell’aeronautica civile, formula 1, treni ad alta velocità, controllo del traffico aereo.
Le ragioni delle differenze tra Sanità e queste organizzazioni sono molteplici. Essenzialmente la Sanità e’ decentralizzata e poco integrata, manca spesso di standardizzazione e non utilizza metodiche sofisticate per ottenere questi fini. Metodiche che d’altra parte vengono utilizzate da decenni in altri campi. Ad esempio ad inizio anni ’70 un’analisi dell’aeronautica sugli incidenti aerei (6), concluse che la maggioranza di questi, in più dell’80% dei casi, era causata da problemi decisionali, di comunicazione, di leadership, certamente non da problemi legati a tecniche di volo. Grazie all’uso del CRM, Crew Resource Management, basato sull’implementazione di protocolli standardizzati, utilizzati da tutti, il risultato finale è stato la riduzione esponenziale di errori con aumentata sicurezza e performance. La maggioranza dei sistemi sanitarii nel mondo industrializzato hanno un’efficienza di quasi il 98%, che, a prima vista, potrebbe sembrare un risultato positivo. Utilizzando metodologie specifiche, come ad esempio il Six Sigma, si riscontra che tale efficienza è causa di 22.700 errori per ogni milione di pazienti.
L’aeronautica, come altre organizzazioni ad alta affidabilità raggiunge una performance del 99,9997% e un numero di errori pari a 3,4 per milione. Se paragoniamo questi risultati a quelli della Sanità, la differenza è sostanziale. Queste metodiche, Six Sigma, CRM, Toyota, Lean Sigma, non solo garantiscono sicurezza, e risultati positivi in termini di vite umane o diminuzione di complicanze, ma proprio perché causano una diminuzione esponenziale dell’errore, limitano quelle spese inutili ed extra che in alcuni casi rappresentano il 30% del costo totale. Parliamo quindi di miliardi di euro di risparmio.
Articolo e dati a cura del Prof. Claudio Loffreda-Mancinelli
ASCOLTA QUI L’INTERVISTA COMPLETA AL PROF. CLAUDIO LOFFREDA MANCINELLI