Abituati ormai a stare in casa, i bambini hanno avuto una minor possibilità di esposizione alle infezioni virali. tutto questo ha reso più vulnerabile il loro sistema immunitario.
Da qui si spiega l’aumento dei casi non solo Covid, ma di virus respiratorio sinciziale, che come ribadisce il Prof. Fabrizio Pregliasco, virologo UNIMI intervistato su Una Mela al Giorno, è solo il terzo ormai virus dopo il Sar-Cov2 e l’influenza con cui gli italiani dovranno fare i conti: “Questo perché il clima invernale ci porta a stare più a chiuso e così si favorisce il contagio”, continua Pregliasco.
Il virus infatti è la prima causa di bronchiolite nei bambini e colpisce prevalentemente i lattanti e i piccoli entro l’anno di età. All’ospedale pediatrico per eccellenza, il Meyer di Firenze, nel novembre 2019 i casi di accesso al pronto soccorso per bronchiolite sono stati 24: a novembre 2021, ad oggi, se ne registrano già 140, sei volte di più.
Questo vale tanto per gli adulti quanto per i bambini, che stando all’aperto, erano abituati a sviluppare più anticorpi. Anche il virus sinciziale – spiega Pregliasco– non è da sottovalutare in quanto “responsabile dell’epidemia di bronchioliti, che in alcuni casi sfociano nella polmonite”. La novità è l’anticipo stagionale. Una volta queste sindromi, con affanno respiratorio più marcato rispetto al Covid, iniziavano a manifestarsi a dicembre quest’anno invece sono arrivate a fine ottobre. La prevenzione è fondamentale perché, ad oggi, non è disponibile un vaccino per questo virus. Esiste la possibilità di una terapia a base di anticorpi monoclonali, ma solo per bambini che presentano fattori di rischio. Per la generalità dei bambini l’infezione si risolve perlopiù a casa, ma nei casi gravi richiede il ricovero e ossigenoterapia.
Ecco perché gli esperti invitano gli stessi genitori a una maggior prudenza rispetto al passato, se il figlio sta male, ha un po’ di febbre o una raffreddore importante è meglio lasciarlo a casa. Raccomando di evitare che i bambini frequentino luoghi affollati come supermercati e grandi magazzini che possano facilitare il contagio. Evitare il contatto dei bambini con persone che presentano sintomi respiratori, anche se si tratta di adulti. Questo perché, negli adulti, il virus sinciziale è responsabile anche di semplici raffreddori che invece nei piccoli e piccolissimi possono evolvere in situazioni respiratorie anche severe.
Il non stare all’aperto, il cambiamento di abitudini ha portato anche l’aumento dei casi Covid nella fascia di età 6-11. Secondo quanto indicato dall’Istituto Superiore di sanità nel Report esteso sul Covid-19: nell’andamento dell’epidemia e dei contagi da Covid-19 nella popolazione in età scolare si osserva un forte aumento dell’incidenza nella fascia di età 6-11, dove si osserva all’incirca il 50% dei casi diagnosticati nella popolazione 0-19″.
Da qui la necessità di un vaccino anti-covid anche per questa fascia di età: l’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) ha dato il via libera all’immunizzazione con Pfizer per la fascia d’età tra i 5 e gli 11 anni. La somministrazione sarà doppia e a distanza di tre settimane, ma il quantitativo sarà ridotto a un terzo.
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