Prima dello sguardo di Kawhi Leonard, voglio analizzarne un altro, quello di colei che oggi ci saluta dall’alto di venticinque anni di mancanza. La regina di un palco che, molto probabilmente, l’ha divorata insieme alle maledette malelingue. Mia Martini si evolve nei suoi occhi. In principio lucenti, pupille dilatate, colori dominati da un nero pece. Poi, man mano, sempre più spenti, bassi, spesso rivolti verso il pavimento. Lo sguardo di Mimì si faceva cupo, levandosi al cielo solo per comunicare struggimento. Raramente era felice, molte volte era sofferente. Proprio per questo nessuno l’ha dimenticato.
La gioia del tiro di Kawhi Leonard
Come nessuno ha dimenticato lo sguardo di Kawhi Leonard un anno fa, allo scoccare del “The Shot di Kawhi“. Il riccioluto riceve palla da Marc Gasol. Si trova davanti alla lunetta. Allora lì capisce che deve fare tutto da solo. Ama il silenzio, preferisce far parlare la palla a spicchi.
Davanti a lui i Philadelphia 76ers. Gara 7 della finale di Eastern Conference. Chi vince va alle finali per l’anello Nba. Siamo sul 90 pari, il numero che nella tombola indica “La Paura”. Paura che va sfidata con la responsabilità del campione. Ad affrontare Kawhi ci sono Ben Simmons e Joel Embiid. Il primo lo rincorre per un po’, poi lo lascia andare. Errore fatale. Restano Leonard e Simmons, col 21 rosso sulle spalle. La mente dei Toronto Raptors va verso il alto estremo della lunetta. Mancano pochi secondi. Decide di tirare. Lo fa.
Embiid prova a stopparlo, ma il piccoletto resiste all’onda d’urto della montagna. La palla comincia a viaggiare. Nel frattempo scocca la sirena. L’Air Canada Center si unisce in preghiera, osservando la traiettoria del tiro. Qui ci fermiamo un attimo. Andiamo allo sguardo di Kawhi. Occhi dilatati, speranzosi. Sembrano dire “Ti prego, entra”. Vicino a lui i suoi compagni di franchigia. C’è chi non vuole guardare, chi sa che la palla entrerà, chi ha paura, chi sorregge Kawhi, che nel frattempo è accovacciato.
Ok, torniamo a correre con l’azione. La palla tocca per una volta il ferro a sinistra. Fa un grande salto, poi ritocca il ferro a sinistra. Si sa, la fisica fa cose strane. Una rotazione, poi va a destra. Sembra stia per uscire, ma il destino era già ritto. Due bacetti al lato sinistro del ferro. La retina si muove. Tripudio. Bene, caro Kawhi, a distanza di un anno il tuo sguardo non si può dimenticare. Grazie per averci regalato una gioia simile da sportivi. Almeno tu nell’universo.