Violenza sulle donne: il linguaggio d’odio e di intolleranza diffuso sui social è un primo importante indicatore di mancato rispetto nelle relazioni. La mappa divulgata da Vox, Osservatorio Italia sui Diritti dimostra che, a due anni dalla pandemia, l’odio diminuisce ma si radicalizza e colpisce soprattutto le donne che lavorano, persone con disabilità e i musulmani. Le minoranze sono il bersaglio preferito dagli odiatori, e le donne: Selvaggia Lucarelli, Teresa Bellanova, Barbara D’Urso, Fiorella Mannoia, Emma Marrone, Myrta Merlino, Chiara Ferragni, sono alcuni dei nomi più disprezzati.
Violenza sulle donne: un haters su due si scatena contro utilizzando un linguaggio stereotipato
Prima di arrivare alla violenza fisica il linguaggio può essere un chiaro elemento disfunzionale, di natura comunicativa, che dimostra che l’altro non ci rispetta, o non ci stima. “Abbiamo dovuto imparare a riconoscere il fenomeno. Noi, di Vox Diritti, mappiamo i messaggi d’odio su Twiitter con l’aiuto di quattro università: l’Università degli Studi Milano-Bicocca, la Cattolica, la Sapienza di Roma e l’Aldo Moro di Bari. Il progetto esiste da sei anni – ha spiegato Silvia Brena, co-fondatrice dell’associazione – e da sei anni l’odio verso le donne è ricorrente. Quest’anno siamo al 44%, gli altri anni non è mai sceso sotto il 42% con punte addirittura al 50%: un haters su due si scatena contro di loro utilizzando un lessico stereotipato. Gli insulti si canalizzano contro donne che lavorano: è la professionalità che viene colpita e presa di mira.”
Più il livello di notorietà aumenta più vengono attaccate
Di donne professioniste, di qualità, il mondo del lavoro è pieno, ma l’obiettivo degli odiatori sono persone molto in vista. “Più sono esposte, più il livello di notorietà è alto, più vengono attaccate: le giornaliste ad esempio vengono prese di mira – ha aggiunto la Brena – il tema del lavoro è importante: vuol dire autonomia, indipendenza. Si tratta di un fenomeno globale.”