Vaccino covid bambini: dopo il via libera dell’Ema, è partito il conto alla rovescia. L’Agenzia europea per i medicinali ha raccomandato per la fascia 5-11 anni la vaccinazione con il farmaco della Pfizer-Biontech, con modalità simili a quelle degli adulti: doppia somministrazione con iniezione a distanza di tre settimane l’una dall’altra, ma con dosaggio ridotto a un terzo. Per quanto riguarda l’Italia, l’Aifa ha convocato il comitato tecnico scientifico dall’1 al 3 dicembre. Superati gli ultimi passaggi autorizzativi, le prime fiale a uso pediatrico dovrebbero essere disponibili dal 23 dicembre. La notizia è stata accolta con favore quasi unanime dal mondo medico scientifico.
Vaccino covid bambini, i favorevoli
“Io ritengo che in questo momento sia opportuno e auspicabile che anche i bambini dai 5 agli 11 anni vengano vaccinati”. Così il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano. “Sicuramente per i bambini gli effetti della malattia da Covid 19 non sono così pesanti come per i loro nonni – ha spiegato Pregliasco-, però l’1% di loro ha manifestazioni cliniche rilevanti, 1 su 1000 manifesta una sindrome immunitaria multisistemica abbastanza complicata, hanno anche loro il Long Covid”. Concetti ribaditi anche dalle associazioni dei pediatri. Favorevole anche l’immunologo Alberto Mantovani: “I bambini fanno già molti vaccini. I dati sono chiari: i farmaci sono sicuri. La miocardite come effetto collaterale della vaccinazione, l’unico problema riscontrato, è molto rara ed è benigna, guarisce con farmaci convenzionali. La miocardite da Covid-19 è invece molto più grave”.
Le perplessità di Vaia e Crisanti
“Ho due nipotine e sono un vaccinista convinto, ma il mio consiglio in questo momento è quello di non vaccinare i bambini”. Lo ha detto Francesco Vaia, direttore sanitario dell’ospedale Spallanzani di Roma. Vaia è stato il primo ad esporsi sul tema, ma non l’unico. Anche il microbiologo dell’Università di Padova, Andrea Crisanti, ha dichiarato che se avesse un figlio di quell’età esiterebbe a vaccinarlo. “Ho alcune riserve concettuali -ha spiegato Crisanti-. Primo, il numero dei bambini sottoposti al trial: sono obiettivamente pochi. Questo trial non ha misurato la trasmissione, ma solo gli episodi clinici. La maggior parte dei bambini non sviluppa episodi clinici. Di fatto, non sappiamo se vaccinando i bambini blocchiamo la trasmissione. Aspetterei poi i dati di Israele che fornirà su migliaia di bambini. Non vedo il motivo di questa fretta, i bambini sono un falso problema”.