L’assassinio di John Fitzgerald Kennedy del 22 novembre 1963 per Oliver Stone è da sempre “un caso ancora aperto”, per citare il sottotitolo italiano del suo film dedicato al tragico evento di Dallas, JFK.

Continua ad esserlo a causa delle reticenze mostrate dalle istituzioni americane nel desecretare tutti gli atti relativi a quell’evento che cambiò la storia americana. Una situazione che, secondo Stone, non è cambiata dopo l’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca.

Oliver Stone: “Pensavo che Biden avrebbe declassificato tutti gli atti sull’omicidio di Kennedy ma mi sbagliavo”

 

JFK
L’omicidio di JFK a Dallas nel 1963.

Dalle pagine dell’Hollywood Reporter, Oliver Stone lancia il suo attacco al Presidente USA.
“Quando uscì il mio film, JFK, nel 1991, l’opinione pubblica sollevò una controversia quando venne a conoscenza, grazie alla pellicola, che i documenti dei servizi segreti sulla morte di Kennedy sarebbero stati disponibili solo a partire dal 2029”, ricorda Stone.
“Questo portò – prosegue il regista – ad alcune audizioni del Congresso, alle quali fece seguito un’apposita legislazione che istituì l’Assassination Records Review Board, un gruppo di cinque cittadini che aveva il compito di sovrintendere il rilascio dei documenti top secret riguardanti il caso Kennedy. Dal 1994 al 1998, questo organo ha desecretato circa 60 mila documenti, per un totale di circa due milioni di pagine. Tuttavia, c’erano ancora numerosi documenti classificati, e così la legislazione fissò la scadenza per declassificarli al 26 ottobre 2017. Quel giorno, il presidente Trump, l’unico che aveva il potere di rimandare quella data, ricevette la visita di CIA e FBI. Risultato: Trump bloccò la declassificazione di quei file per due volte, senza mai spiegare i motivi della sua decisione. Molti di noi pensavano che Joe Biden avrebbe corretto tutto questo subito dopo il suo insediamento da presidente, ma non lo ha fatto. La cosa più grave – conclude Stone – è che Biden nel 1992 era uno di quei senatori che decisero all’unanimità di introdurre l’Assassination Records Review Board, mentre adesso si ritrova d’accordo con il suo predecessore nel ritenere che tre decenni non siano sufficienti per chiudere questa faccenda”.

Il cinema come strumento di lotta politica

JFK - Un caso ancora aperto
Il poster del film “JFK – Un caso ancora aperto” diretto da Oliver Stone.

Oliver Stone è da sempre uno dei cineasti politicamente più attivi negli Stati Uniti. Da Platoon a Wall Street, da Talk radio a Nato il quattro luglio, passando per Assassini nati – Natural born killers fino a Snowden, il regista di New York ha sempre utilizzato il cinema come strumento di impegno civile, per denunciare e, possibilmente, correggere le contraddizioni morali e politiche degli USA.
Quella per il caso Kennedy è per lui, come per gran parte del popolo americano, una vera ossessione. Dopo la pellicola del 1991, il regista tornerà infatti sulla vicenda con JFK – Destiny Betrayed, docu-serie in quattro episodi in cui Stone riesamina i nuovi documenti fino ad oggi secretati riguardanti l’omicidio di JFK.

Per approfondire temi e curiosità legate al cinema, l’appuntamento è con Buio in Sala, dal lunedì al venerdì, dalle 19 alle 20 su Radio Cusano Campus.