Suicidio assistito, Mario lotta ancora. Il 43enne marchigiano, tetraplegico e per questo immobilizzato dalle spalle ai piedi da ben 11 anni, dopo aver ottenuto il benestare del Comitato Etico alla autosomministrazione del farmaco letale che dovrebbe porre fine alla sua vita e con essa alle sue sofferenze, ora è costretto a battersi contro molestie burocratiche e una serie infinita di chiarimenti.
Suicidio assistito: le condizioni di Mario
«Va chiarito che Mario, pur nella sua limitante condizione, è in grado di premere il tasto che attiva l’infusione del farmaco. Pochi secondi dopo l’attivazione perderà coscienza, quale primo e quasi immediato effetto del farmaco. Questo avviene normalmente entro 15/20 secondi, ma in questo caso probabilmente in minor tempo, stante l’elevato dosaggio autosomministrato. Il farmaco produrrà entro i successivi 60 secondi l’arresto respiratorio e la depressione cardiaca».
La procedura per preparare la «linea infusionale» e le analisi operate sulla scelta e la quantità del farmaco sono contenute all’interno di una relazione a firma del dott. Mario Riccio, già anestesista di Piergiorgio Welby ed oggi consulente medico di Mario.
La decisione del Comitato Etico
Per la prima volta nel nostro Paese si assiste alla presa di posizione del Comitato Etico che ha stabilito, rispetto allo specifico caso di Mario, che sussistono i requisiti per accedere al suicidio assistito stabiliti dalla Corte Costituzionale nel 2019.
La questione, a questo punto, si snoda su un punto fondamentale. Se da una parte Mario avrebbe la possibilità di auto-infondersi in vena il farmaco che lo aiuterebbe a morire, dall’altra, prima di procedere, vanno operate una serie di verifiche sul farmaco. Ma non solo. I chiarimenti richiesti riguarderebbero anche modalità e metodica del suicidio.
La posizione di Mario Adinolfi
“Uccidere un uomo in assenza di una legge è una inaccettabile forzatura”. Il Presidente del Popolo della Famiglia commenta senza troppi giri di parole la decisione del Comitato etico circa il via libera concesso rispetto al suicidio assistito richiesto espressamente da Mario, che versa in condizioni degenerative e dolorose da oltre 11 anni.
“L’attiva collaborazione al suicidio di soggetti pagati dallo Stato, in assenza di una norma di legge deliberata dal Parlamento che lo consenta, è una inaccettabile forzatura. Il suicidio assistito è e resta un crimine. Non può essere autorizzato da un comitato etico locale senza assunzione di responsabilità né del potere legislativo né da parte dell’esecutivo. Serve una cornice normativa certa ma il popolo italiano, attraverso i suoi rappresentanti in Parlamento, non vuole cedere alla cultura della morte”.