Tamponi rapidi in farmacia che causano la chiusura di un negozio di Roma. Le farmacie che effettuano i test anti Covid sono nel mirino delle polemiche. Sono diventate un problema per le attività commerciali vicine. I titolari dei negozi e i cittadini denunciano gli assembramenti nei pressi dei gazebo adibiti ai test, le lunghe file disordinate che ostacolano il passaggio, la paura di essere contagiati nel camminare tra chi deve fare il tampone o chi sta aspettando l’esito. I negozianti sono molto preoccupati perché a causa di questa situazione lavorano poco.

La storia di Asher Benattia, commerciante di Roma

Asher Benattia è un commerciante di Roma che ha un negozio sulla via Tiburtina, vicino ad una farmacia e ogni giorno la fila di persone che devono eseguire il tampone anti Covid è tale da occupare il marciapiede adiacente al suo locale, non consentendo il passaggio. Il signor Benattia ha raccontato la sua storia ai microfoni di Radio Cusano Campus, nella trasmissione “Cosa succede in città”, condotta da Emanuela Valente.

“Rischio di chiudere il mio negozio”, la preoccupazione di Asher

“Ho 60 anni, se devo chiudere l’attività per questo motivo non mi sembra giusto. Il gazebo non l’hanno messo accanto alla farmacia, ma proprio davanti al mio negozio. Su 100 tamponi ci sarà sicuramente qualche persona positiva e non c’è neanche un distanziamento. Se si va per appuntamento come mai ci sono 30-40 persone che fanno la coda?”.

Il fallimento a causa dei tamponi rapidi in farmacia

“Mi ritrovo decine e decine di persone davanti il negozio, addirittura dentro in attesa di fare il tampone o di ricevere l’esito. E’ difficile passare, la gente cambia strada. Non lavoro più, sto perdendo di clienti”.

Le minacce

“Quando mi sono lamentato qualcuno mi ha minacciato di picchiarmi, mi hanno detto di chiudere il negozio se non mi sta bene. Io non ce l’ho con chi fa i tamponi, ma con chi ha messo il gazebo lì”.

Gli esposti finiti nel vuoto

“Le transenne sono abusive, sono posizionate sul carico-scarico merci, la Polizia locale e il Comune però dicono che ci possono stare lì. Ho fatto anche un esposto, lo ha presentato anche il condominio accanto al mio negozio. In quel palazzo abito anche io: domenica scorsa dovevo uscire dal portone  ma c’era talmente tanta folla che non si riusciva a passare”.