Nei giorni in cui si parla tanto di violenza sulle donne mi hanno suggerito di dare un’occhiata alla storia di Simone Biles, che conoscevo ma che non ho mai approfondito. Bene, apriamo Wikipedia. Una bella frase di Tim Dagget. Ok, è americana. Aspetta un momento. Non ci credo.

Fatelo anche voi. Andate a cercare su Wikipedia “Simone Biles”. Un colpo d’occhio e un dardo nel cuore. Per far entrare nella pagina tutto il palmares della Biles sono serviti sette paragrafi della sua carriera. Sette paragrafi. 73 righe.

Allora, spulciamo un po’. Translitterato da Wikipedia:

“È la prima e unica ginnasta nella storia a vincere cinque titoli mondiali (Anverso 2013, Nanning 2014, Glasgow 2015, Doha 2018, Stoccarda 2019) la prima a vincerne tre consecutivamente. È inoltre la seconda statunitense ad aver vinto sei titoli nazionali. Con 19 medaglie d’oro è la ginnasta (sia nella maschile che nella femminile) ad aver vinto più titoli mondiali in assoluto e, con 25 medaglie totali vinte, è la ginnasta (sia nella maschile che nella femminile) più decorata della storia ai campionati del mondo, superando il record di 23 medaglie precedentemente detenuto da Vitaly Sherbo”.

Simone Biles, l’Oltredonna moderna

Qualche giorno fa ho rispolverato la mia biblioteca. Maledetta noia. Da quel giorno non trovo più i libri nell’ordine in cui li avevo messi, però alla fine ce l’ho fatta. La storia di Simone Biles mi ha fatto pensare allo Zarathustra di Friedrich Nietzsche“Così parlò Zarathustra”. Lo trovo. Un tomo impolverato. Ci soffio sopra e cerco qualche passo. Eccolo.

Il pastore, poi, morse così come gli consigliava il mio grido: e morse bene! Lontano da sé sputò la testa del serpente -; e balzò in piedi.-
Non più pastore, non più uomo, – un trasformato, un circonfuso di luce, che rideva! Mai prima al mondo aveva riso un uomo, come lui rise!
Oh, fratelli, udii un riso che non era di uomo, – e ora mi consuma una sete, un desiderio nostalgico, che mai si placa”.

L’uomo che morde il serpente è la sconfitta del male sul bene. La Biles, che morde la vita a suon di vittorie, è il trionfo dell’eterno ritorno dell’uguale. Lo “Ubermensch” nietzschano veste i panni di una donna leggiadra, capace di volteggiare ovunque. Trave, corpo libero e, appunto, volteggio.

Simone Biles è la nostra “Oltredonna“. Quella che è la miglior ginnasta di sempre si divora il serpente del pregiudizio, lo trangugia e vince un’altra medaglia, l’ennesima. Non c’è solo Michael Phelps. Così, per dire.